La melatonina è l’ormone principale prodotto dalla ghiandola pineale ed è tipica del regno animale. E' coinvolta nella regolazione dei ritmi circadiani, ovvero nella regolazione del ritmo sonno-veglia. Tale regolazione è insita nella produzione endogena di melatonina, che è regolata da un “orologio” biologico: il nucleo soprachiasmatico dell’ipotalamo (SCN).
La luce del giorno o il buio della notte regolano questo “orologio” mediante una via di segnale che va dalla retina al SCN. Quest’ultimo, viene quindi stimolato (dal buio) o depresso (dalla luce) regolando i livelli di melatonina. La presenza di melatonina va quindi a sopprimere l’attività di alcuni recettori situati nel sistema nervoso centrale, inducendo quindi il sonno.
Questo è il suo effetto fisiologico, quando prodotta all’interno del nostro organismo.
Quando la assumiamo come integratore, l'azione esatta della melatonina rimane ad oggi un mistero. Potrebbe andare a stimolare recettori del sistema limbico o piuttosto indurre uno stato ipodermico che giocherebbe un qualche ruolo nella sua attività ipnotica.
A dosi elevate, è stato dimostrato anche un effetto antiossidante, dovuto in particolare alla riduzione di processi ossidativi mediati da ioni metallici.
E fin qua, probabilmente, nulla di nuovo...
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La sindrome climaterica, o “sindrome menopausale”, colpisce le donne a seguito del calo di produzione di ormoni endogeni. La modifica dello stato ormonale colpisce vari sistemi fisiologici: dall’apparato circolatorio (vampate, palpitazioni) al sistema nervoso (alterazioni dell’umore, insonnia).
Altra conseguenza del calo ormonale è una riduzione della secrezione fisiologica a livello intimo, che si presenta con secchezza vaginale accompagnata da calo della libido e alterazione del pH con cambiamenti nella flora batterica simbiotica.
La terapia convenzionale tratta questa sindrome somministrando o per via locale o per via orale ormoni. Ma sono possibili anche altri trattamenti confermati dalla ricerca scientifica: dalla fitoterapia con soia e trifoglio rosso, agli ormoni bioidentici (in particolare il DHEA).
Per queste terapie, poiché comunque a base di ormoni (siano essi vegetali o meno), è indispensabile rivolgersi al proprio ginecologo.
Ma se si è litigato con il ginecologo....
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Certo, di primo acchito sembra un rimedio da vecchi druidi o da alchimisti medievali.
Eppure c’è una pianta efficacissima nell’accelerare la cicatrizzazione delle ferite: il suo nome scientifico è Sedum Telephium, ma viene comunemente chiamata Erba della Madonna o Borraccina Maggiore.
Si tratta di una pianta perenne originaria dell’Eurasia e amante dei climi freddi, che per qualche tempo ha addirittura assicurato una discreta fonte di cibo, quando le sue radici venivano schiacciate e unite a dello strutto fino a formare una purea. Sono però le sue foglie ad essere interessanti dal punto di vista farmacologico.
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Vitamina B6.Anche in questo caso, com’era per la vitamina B12 (QUI), ci aspettiamo che sia un nome “di comodo” che in sé racchiude più molecole diverse. Ed infatti...
“Vitamina B6” è il termine con il quale si indicano tre sostanze strettamente correlate: la piridossina, il piridossale e la pirisossamina. Nella vita di ogni giorno, tuttavia, con Vitamina B6, indichiamo una sola di queste sostanze: la piridossina.
Questa vitamina è coinvolta in molte reazioni biochimiche di sintesi: glicogeno e aminoacidi, emoglobina e sfingomielina, neurotrasmettitori e acidi nucleici.
È fondamentale che la vitamina B6 sia presente nella nostra alimentazione (cosa abbastanza facile, in quanto pesce, uova, patate, carne e in tutti i vegetali ricchi di amido ne sono ricchi) pena sintomi carenziali che vanno dalla “semplice” dermatite seborroica, fino a stati confusionali o, nei bambini, convulsioni.
Un sintomo caratteristico della carenza di vitamina B6 è la cheilosi, ovvero la fessurazione delle labbra (in particolare nell’apertura delle stesse), ma anche stomatiti e glossiti possono essere secondarie ad uno stato carenziale.
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