Alluce, illice, trillice, pondulo e minulo sono i nomi delle dita del piede.
O meglio, così vuole una tradizione recente: a parte l’alluce, questi nomi mancano di una storia documentata e sono probabilmente un’invenzione di questi ultimi anni, utili come curiosità per stupire gli amici o per scrivere l’incipit di un articolo in cui si parla di piedi.
Ma questo è solo il ‘dove’; per quanto riguarda il ‘cosa’ bisogna concentrarsi sulle unghie: può capitare infatti di notare in una qualsiasi delle dita del piede una certa macchia scura, di cui proprio non si riesce a ricordare quella volta in cui si è andati a sbattere.
Ebbene, può essere che quella macchia non sia una semplice botta, ma un fungo. È in casi come questo che la fitoterapia propone l’uso di estratti di tea tree.
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In sempre più integratori si può notare ultimamente l’aggiunta di una sostanza: la lattoferrina.
Il nome è un “assoluto” sforzo di fantasia da parte degli scopritori: infatti è una proteina che trasporta il ferro (<ferrina>) ed è stata scoperta per la prima volta nel latte bovino (<latto>).
Ad ogni modo, non è solo presente nelle secrezioni lattifere dei mammiferi, ma viene anche prodotta a livello endogeno e rilasciata dalle cellule immunocompetenti in caso di infiammazione.
La lattoferrina è in grado di svolgere numerose funzioni fisiologiche: prima fra tutte il trasporto del ferro nel sangue e il suo assorbimento nel lume intestinale.
Ma questo non spiegherebbe la sua presenza in molti integratori dedicati a stimolare le difese immunitarie in vista dei mesi freddi.
Sembra infatti che la lattoferrina sia in grado di esercitare azione antibatteriche, antivirali, immunostimolati, antifungine, antiinfiammatorie: insomma, tutto ciò che si potrebbe desiderare, e anche qualcosa in più, per gli stati influenzali.
Ma tutte queste abilità sono in ultima analisi riconducibili alla sua funzione “base”: legare il ferro.
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Come ogni anno, inziano i primi freddi ed iniziano i primi "sintomi" dell'influenza.
Nell’augurio che sia una forma delle più leggere e consigliando alla popolazione a rischio l’adesione alla campagna di vaccinazione che come ogni anno parte in questi giorni, vediamo cosa ci offre l’omeopatia.
Eupatorium perfoliatum, è forse IL rimedio per le malattie febbrili. Questo perché, oltre a presentare febbre (anche intermittente), eupatorium contrasta la sensazione di “ossa rotte” e la sensazione di “brivido lungo la schiena”.
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La piantaggine è una delle erbe più comuni nel continente euroasiatico.
Poiché è sempre cresciuta copiosa lungo le strade, nel Medioevo si pensava servisse proprio per i problemi di deambulazione: distorsioni, piaghe e affaticamento in genere.
Il nome poi parla chiaro, perché popolarmente si è sempre pensato derivasse dal latino plantam tangere, ossia “toccare la pianta, pianta da toccare”. Già al semplice tocco, in altre parole, la piantaggine alleviava le fatiche dei viaggiatori.
Si tratta di una ricostruzione posticcia, naturalmente. Ma una particolarità la piantaggine ce l’ha: è ricca di mucillaggine, una glicoproteina polare appiccicosa, abbastanza comune nel mondo vegetale ma qui presente in grande quantità.
Questo prodotto viene spesso usato come efficace e potente lassativo: a contatto con l’acqua forma infatti un gel voluminoso, che può servire per aumentare il volume delle feci. Oltre a questo, piantaggine ha mostrato effetti contro le malattie dell’apparato respiratorio (asma in particolare).
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