Lo zinco è un elemento essenziale nella nutrizione di uomini ed animali, basti pensare che è coinvolto nell’attività di oltre 200 enzimi, oltre che essere anche un farmaco approvato dalla FDA per il trattamento della sindrome di Wilson (malattia caratterizzata dall’accumulo inappropriato di Rame nell’organismo).
Lo zinco si può ben dire che è il “minerale contro il raffreddore”. Infatti, possiede attività immunomodulatoria, antiossidante e probabilmente antivirale: è necessario per numerosi funzioni immunitarie, tra cui l’attività dei linfociti T (un tipo di globuli bianchi, i “difensori” del nostro organismo).
Per di più, nel caso del comune raffreddore, lo zinco è in grado sia di ridurre la replicazione del virus che di stimolare l’attivazione del sistema immunitario.
Se parliamo di raffreddore, parliamo della “tipica” malattia invernale, e degli studiosi thailandesi hanno voluto verificare l’efficacia della somministrazione di 15mg di zinco al giorno come terapia preventiva.
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Stando a quanto scrive Hahnemann,l’omeopatia nacque dall’osservazione delle patologie che colpivano gli operai degli stabilimenti che producevano la chinina (farmaco antimalarico).
Infatti, dopo mesi e mesi a produrre la chinina, i lavoratori sviluppavano gli stessi sintomi che il farmaco avrebbe dovuto curare: ovvero una febbre malarica.
Da queste osservazioni è nato il primo rimedio omeopatico: la China.
A distanza di quasi 200 anni, si riscopre questa prima osservazione del padre dell’omeopatia, e non per diletto intellettuale, ma per evitare gli effetti collaterali della chinina in donne africane affetta da malaria.
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L'epilessia è un disturbo neurologico in cui l'attività delle cellule nervose nel cervello si interrompe causando convulsioni, periodi di comportamento insolito e talvolta perdita di coscienza.
Normalmente il trattamento farmacologico tradizionale è ben tollerato e può ridurre la frequenza di attacchi nell’80% dei casi.
Ma, secondo lo studio di Devinsky e Cilio (Lancet Neurology), circa un terzo dei pazienti epilettici presentano una forma di malattia resistente ai farmaci. Per poter aiutare questi pazienti, numerosi trials clinici si stanno svolgendo, cercando di comprendere l’efficacia clinica della cannabis.
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La riboflavina, una vitamina del complesso B, non ha azioni farmacologiche specifiche, bensì funzioni fisiologiche assolutamente di rilievo.
La riboflavina non agisce come tale ma sotto forma di due coenzimi. Il fabbisogno di riboflavina è correlato all'assunzione di carboidrati e aumenta durante la gravidanza, l'allattamento e in concomitanza dell'impiego di contraccettivi orali. Esso viene inoltre incrementato dalla somministrazione di farmaci quali le fenotiazine.
Le dosi raccomandate di riboflavina sono di 1,6 mg al giorno per un adulto giovane maschio e a 1,2 mg al giorno per le giovani donne.
Se i sintomi di una carenza di vitamina B2 sono molto rari e associabili ad altre ipovitaminosi (dermatite, anemia, etc) sembra sempre più significativo ed interessante l’utilizzo della riboflavina per la prevenzione dell’emicrania.
Uno studio tedesco ha valutato l’efficacia di una combinazione di riboflavina, coenzima Q10 e magnesio.
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