Essendo una specie ancora a rischio estinzione, forse non sarebbe il caso di parlare dei vari modi per sfruttare Ginkgo biloba ed i suoi estratti.
D’altro canto, se la pianta comincia ad essere considerata di particolare interesse, c’è da sperare che ne venga favorita la fioritura ed allargato l’areale. Avevamo già parlato di come Ginkgo stia sfruttando l’interesse dell’uomo nei suoi confronti per cercare di sopravvivere.
Ultimamente, questo interesse si è accentuato, perché la pianta asiatica sta promettendo un effetto mirato contro l’emicrania: in particolare, per la versione con aura.
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La ricerca della semplificazione dei termini è forse mai tanto evidente quanto nel caso dell’inositolo. E siamo caduti nella trappola anche noi, già con questa prima frase.
Infatti, l’ “inositolo”, chimicamente, altro non è che una molecola di cicloesano avente come sostituenti tutti gruppi alcolici.
Il “dilemma” dell’inositolo è che, la disposizione spaziale dei sostituenti alcolici (sopra o sotto il piano individuato dalla struttura di cicloesanica di base) ne modifica in modo importante l’attività biologica (e il nome), generando 9 isomeri differenti.
La forma sterica più utilizzata di questa molecola è il mio-inositolo, poiché è l’isomero che il nostro corpo produce e utilizza direttamente.
Questo ciclitolo viene utilizzato sia in quanto tale per le sue proprietà biologiche, che come forma di rilascio di acido nicotinico (inositolo nicotinato: ipolipidemizzante e malattie vascolari periferiche quali Reynaud e claudicatio intermittens).
L’integrazione di mio-inositolo sembra avere attività antidepressiva e ansiolitica. Queste attività non vengono esercitate direttamente dalla molecola, ma sono secondarie ad una catena di trasformazioni biologiche che la rendono capace di attivare i recettori della serotonina.
Tuttavia non è per questo, o forse non solo per questo, che viene utilizzato nella pratica medica.
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Attorno alla liquirizia girano leggende e opinioni di ogni tipo, che vanno da "elisir di lunga" a "radice altamente tossica".
Come spesso accade in casi simili, gli estremi sono del tutto fuorvianti, anche se un piccolo elemento di verità è sempre presente. È vero infatti che la liquirizia può presentare alcuni effetti collaterali, ed è per questo sconsigliata a chi soffre di ipertensione, epatite, cirrosi epatica o insufficienza renale.
Curiosamente poi, è meglio assumerla se si ha una particolare predilezione per le banane. Un uso massiccio di estratti alla liquirizia infatti porta alla perdita di numerosi sali minerali, ed in particolare del potassio. Ecco perché solitamente gli esperti consigliano di non superare mai le 6 settimane di terapia e di accompagnarla con una dieta ricca di potassio.
Al di là di queste precauzioni però, la liquirizia si sta rivelando molto utile per una serie di problemi dell’organismo.
Non è solo usata come aromatizzante infatti, ma grazie al suo potere antiinfiammatorio e antispasmodico viene spesso assunta contro gastriti e altri disturbi dell’apparato digerente. Ma è sul fegato che si stanno concentrando le ricerche degli esperti, in questo periodo.
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Siamo in autunno, periodo d’oro per la raccolta di prelibati funghi nei nostri boschi e nei boschi montani. Ma oltre ad essere ingrediente principe per molte ricette, i funghi posseggono interessanti proprietà medicinali.
Tali proprietà sono imputabili al loro contenuto in betaglucani.
I betaglucani sono dei polisaccaridi non digeribili molto diffusi in natura e presenti sia nei cereali (avena ed orzo), sia nei lieviti sia, per l’appunto, nei funghi.
Questi composti sembrano in grado di ridurre i livelli di colesterolo totale, innalzando contemporaneamente i valori di HDL, forse grazie all’aumentata escrezione biliare di acidi grassi.
In questo periodo dell’anno, tuttavia, i beta glucani sono soprattutto ricordati poichè in grado di regolare l’attività del sistema immunitario.
Legandosi a cellule immunocompetenti come macrofagi e neutrofili ne stimolando la produzione di citochine, mentre fungono da “interruttore” per l’attività dei linfociti natural killer. Altro meccanismo immunostimolante risiede nella capacità dei beta-glucani di legarsi al tessuto linfoide presente nell’intestino (GALT): il legame stimola le cellule immunitarie associate al GALT che migrano verso altri tessuti ad esercitare i loro effetti immunomodulanti.
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