Attorno alla liquirizia girano leggende e opinioni di ogni tipo, che vanno da "elisir di lunga" a "radice altamente tossica".
Come spesso accade in casi simili, gli estremi sono del tutto fuorvianti, anche se un piccolo elemento di verità è sempre presente. È vero infatti che la liquirizia può presentare alcuni effetti collaterali, ed è per questo sconsigliata a chi soffre di ipertensione, epatite, cirrosi epatica o insufficienza renale.
Curiosamente poi, è meglio assumerla se si ha una particolare predilezione per le banane. Un uso massiccio di estratti alla liquirizia infatti porta alla perdita di numerosi sali minerali, ed in particolare del potassio. Ecco perché solitamente gli esperti consigliano di non superare mai le 6 settimane di terapia e di accompagnarla con una dieta ricca di potassio.
Al di là di queste precauzioni però, la liquirizia si sta rivelando molto utile per una serie di problemi dell’organismo.
Non è solo usata come aromatizzante infatti, ma grazie al suo potere antiinfiammatorio e antispasmodico viene spesso assunta contro gastriti e altri disturbi dell’apparato digerente. Ma è sul fegato che si stanno concentrando le ricerche degli esperti, in questo periodo.
Uno studio asiatico del 2012 ha valutato l’efficacia dell’estratto di radice di liquirizia nella cosiddetta “malattia del fegato grasso non-alcolica”, calcolando quanto l’estratto naturale porti alla diminuzione dell’attività delle transaminasi.
Sono stati coinvolti pazienti con livelli enzimatici elevati e un accumulo di grassi nel fegato, per un trattamento a base di 2 grammi di estratto di radice di liquirizia, per un periodo di 2 mesi.
Questo gruppo è stato poi messo a confronto con un secondo gruppo, a cui era stato somministrato del semplice placebo. Per ogni paziente si sono registrati i livelli di transaminasi, sia prima che dopo la terapia, e i risultati parlano di una generale diminuzione: le alanine aminotransferasi (ALT) sono scese da 64.09 to 51.27 IU/mL, mentre gli aspartati aminotransferasi (AST) sono calati da 58.18 to 49.45 IU/mL.
Naturalmente, sono necessari ulteriori studi di conferma al fine di poter avere un quadro complessivo completo, ma la liquirizia sembra davvero avere le carte in regola per portare qualche beneficio ai sempre delicati disturbi che colpiscono il fegato.
Fonti:
- Dizionario di Fitoterapia, Erica Campanini
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