Non solo il nostro corpo nel suo insieme, ma anche le singole cellule necessitano spesso di un “consulto medico”. La sostanza che più di tutte è si erge a difensore della corretta omeostasi cellulare è senza dubbio il glutatione.
Questo tripeptide è ampiamente rappresentato in tutte le forme di vita, poiché riveste un ruolo essenziale nel mantenimento delle condizioni di salute degli organismi. Ma è soprattutto nel copro umano che svolge le sue più importanti attività “mediche”, in quanto è il principale tampone redox intracellulare. Con il termine “tampone redox” si vuole sottolineare la capacità del glutatione di disattivare i radicali liberi prima che questi possano intaccare le strutture cellulari.
Continuando con la metafora del “dottore”, potremmo dire che l’ambulatorio del glutatione è il fegato: oltre ad essere l’organo dove principalmente si verifica la sintesi endogena del tripeptide, è dove è più riconosciuta l’attività antiossidante, detossificante e immunomodulante.
Ma se volessimo entrare nei particolari dell’attività del glutatione, potremmo dire che la sua presenza intracellulare è cruciale per garantire il mantenimento in stato ridotto (e quindi attivo) di proteine ed altre molecola antiossidanti (esp. Vitamina C).
Inoltre, il glutatione è cofattore per una famiglia di enzimi che detossificano molti composti xenobiotici e proteggono contro la degenerazione dei tessuti.
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Arnica Montana è un rimedio omeopatico tra i più conosciuti ed utilizzati (soprattutto nei bambini) per l’attività anti-edematosa (dicasi: anti-botta).
La “botta” che il rimedio arnica va a contrastare può essere sia fisica (livido da caduta o altro), che psicologica.
Ma questo vale per il rimedio unicista.
Se invece prendiamo un complesso omeopatico, con anche l’arnica all’interno, le proprietà si ampliano notevolmente.
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La leggenda narra che sia stato un inglese, malato di tubercolosi, il primo occidentale a venire in contatto con Pelargonium sidoides.
Era andato in Sud Africa alla ricerca di un clima più clemente con la sua malattia, e lì si affidò ad un guaritore locale. Questo lo trattò con una specie di geranio: una pianta alta circa 50 centimetri, con le foglie a forma di cuore e dei fiori molto scuri, tra il rosso e il viola. Era un vegetale del tutto sconosciuto in Europa, ma diffusissimo in Sud Africa, ed usato come pianta terapeutica.
Il principio attivo di Pelargonium sidoides è estratto dalle radici della pianta, e negli ultimi anni si sta dimostrando efficace su vari fronti, anche se non contro disturbi gravi come la tubercolosi.
Si è innanzitutto confermato il suo effetto anti-raffreddore: in un test del 2007, quasi l’80% dei 103 pazienti coinvolti in un trattamento di 10 giorni è completamente guarito, contro il 31% del gruppo di controllo, trattato con del semplice placebo.
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Ah, finalmente un po’ di fenilalanina!
Potrebbe essere questa l’espressione soddisfatta del nostro sistema limbico dopo l’assuzione di uno yogurt. Infatti la fenilalanina, aminoacido proteico essenziale, è un precursore della sintesi del neurotrasmettitore Dopamina (ovvero, il responsabile della sensazione di “appagamento”, tra le altre cose).
La fenilalanina si ritrova in tutti i cibi fermentati (soprattutto yogurt e miso), così come nei succhi e nei vegetali.
L’efficacia sul tono dell’umore della fenilalanina è stata analizzata già nel 1979 in un confronto testa-a-testa con l’imipramina (Farmaco antidepressivo che lavora sulla serotonina e noradrenalina). Somministrando la medesima quantità di fenilalanina o imipramina (150-200mg/die) per 30 giorni, i pazienti hanno registrato il medesimo miglioramento per ciò che concerne il tono dell’umore (migliorando nettamente il livello di partenza). L’imipramina si è dimostrata più “veloce” nel migliorare lo stato ansioso, pur essendo la fenilalanina in grado di migliorare precocemente la qualità del sonno.
A corollario dell’attività antidepressiva non possiamo non citare gli effetti sulla vitiligine.
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