Non solo il nostro corpo nel suo insieme, ma anche le singole cellule necessitano spesso di un “consulto medico”. La sostanza che più di tutte è si erge a difensore della corretta omeostasi cellulare è senza dubbio il glutatione.
Questo tripeptide è ampiamente rappresentato in tutte le forme di vita, poiché riveste un ruolo essenziale nel mantenimento delle condizioni di salute degli organismi. Ma è soprattutto nel copro umano che svolge le sue più importanti attività “mediche”, in quanto è il principale tampone redox intracellulare. Con il termine “tampone redox” si vuole sottolineare la capacità del glutatione di disattivare i radicali liberi prima che questi possano intaccare le strutture cellulari.
Continuando con la metafora del “dottore”, potremmo dire che l’ambulatorio del glutatione è il fegato: oltre ad essere l’organo dove principalmente si verifica la sintesi endogena del tripeptide, è dove è più riconosciuta l’attività antiossidante, detossificante e immunomodulante.
Ma se volessimo entrare nei particolari dell’attività del glutatione, potremmo dire che la sua presenza intracellulare è cruciale per garantire il mantenimento in stato ridotto (e quindi attivo) di proteine ed altre molecola antiossidanti (esp. Vitamina C).
Inoltre, il glutatione è cofattore per una famiglia di enzimi che detossificano molti composti xenobiotici e proteggono contro la degenerazione dei tessuti.
Si può intuire l’importanza del pool epatico di glutatione. Infatti, il fegato è l’organo in cui metabolizziamo, grazie ad enzimi (proteine) appositi, la gran parte delle sostanze e dei farmaci che introduciamo. Qualora gli enzimi catabolici non fossero in grado di svolgere il loro compito, l’intossicazione da farmaci sarebbe il minimo che ci potrebbe accadere.
Il glutatione è farmaco orfano per il trattamento della cachessia associata all’AIDS: si pensa, infatti, che tale disturbo sia dovuto in parte al danno indotto negli eritrociti dallo stress ossidativo. Nei soggetti immunocompromessi, inoltre, l’assunzione di glutatione come aerosol riesce a stimolare le difese immunitarie a livello polmonare.
La via di somministrazione migliore rimane comunque la via iniettabile, poiché non è ancora certo se le cellule intestinali, una volta assorbito il glutatione, lo rilascino poi nel circolo sistemico o piuttosto lo conservino come “dottore” personale.
Sono allo studio anche altre vie di somministrazione, come l’intranasale. Studiata nei pazienti affetti da Parkinson (dove il calo delle riserve di glutatione sembra sostenere la patologia), sembra in grado di permettere un buon assorbimento di glutatione, anche a dosi di 600mg/die, senza particolari effetti collaterali.
Si è cercato di sfruttare le proprietà antiossidanti del glutatione anche per via topica, in particolare per ridurre le reazioni cutanee al trattamento radioterapico. Un gel contente glutatione e antocinaidine è stato applicato prima del trattamento radioterapico, riducendo del 30% il grado di danno cutaneo rispetto al placebo.
E pensare che le cellule non devono neanche aspettare in sala d’attesa per il loro dottore...
Luca Guizzon
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