Pur essendo simile al carciofo, del Cardo mariano si utilizzano i frutti, da cui la moderna fitoterapia ricava il principio attivo detto silimarina.
Quest’ultimo ha la spiccata capacità di proteggere il fegato da diversi fattori degeneranti, e per questo il cardo si è guadagnato un posto di rilievo tra le piante terapeutiche. Al di là di un limitato uso in cosmesi e all’estrazione di un blando diuretico dalle foglie, la pianta sembrava però aver esaurito il suo potenziale.
E invece un gruppo di ricerca italiano ha provato a testarlo sui grassi del sangue, arrivando a risultati positivi. Nel 2013, uno studio guidato dal dottor Derosa ha messo alla prova un integratore alimentare, composto di due estratti naturali: il crespino e il cardo mariano, appunto.
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Intendiamoci: il titolo di questo articolo non è da prendere alla lettera! Prima di utilizzare il tacrolimus, per trattare patologie dell’occhio secco, ci sono molti step terapeutici da passare.
Il tacrolimus, infatti, è un potente immunosoppressore, ottenuto dal fungo Streptomyces tsukubaensis. Il farmaco agisce specificatamente sui linfociti, bloccandone la proliferazione e la produzione di citochine pro-infiammatorie. Se il suo utilizzo “classico”, al pari della ciclosporina, è per evitare il rigetto d’organo in pazienti trapiantati, sempre come il suo analogo viene utilizzato anche in forma di collirio.
In particolare alcuni studiosi l’hanno utilizzato a concentrazioni dello 0,03%, per trattare l’occhio secco nella sindrome di Sjögren, La sindrome di Sjögren è una malattia rara autoimmune caratterizzata dalla distruzione delle ghiandole lacrimali (oltre che salivari e paratiroidee).
I pazienti, quindi, sentono l’occhio “secco” proprio perché le loro ghiandole lacrimali danneggiate non sono più in grado di produrre sufficienti lacrime.
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Allergici ai gatti?
Benchè vicentini, la soluzione non è di fare i “magnagatti” e allontanare il micio da casa ma, per esempio, utilizzare un rimedio omeopatico.
Questo è quanto ci suggerisce l’articolo di Naidoo e Pellow del 2013.
Quella che genericamente viene etichettata come “allergia al gatto” è una risposta eccessiva del nostro corpo al contatto con il pelo o la saliva del gatto: queste sostanze vengono riconosciute erroneamente come pericolose e scatenano la risposta infiammatoria (e quindi l’allergia).
La teoria omeopatica ci presenta due possibili rimedi: Cat saliva 9cH e Histaminum 9cH: il primo ottenuto dalla diluizione e dinamizzazione della saliva di gatto, il secondo dall’istamina, la sostanza che il nostro produce per sostenere la risposta allergica.
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Quando si parla di fitoterapia, bisogna considerare che stiamo raccontando di quella branca della farmacoterapia che si occupa dell’impiego, a scopo curativo, delle piante medicinali e delle preparazioni che da esse si ricavano (infusi, decotti, estratti ecc.).
Storia della fitoterapia e della medicina sono più strettamente legate di quanto possa far sembrare questa definizione. Se, infatti, negli ultimi decenni l’uso delle piante medicinali viene visto come un’integrazione alla terapia convenzionale, prima dell’introduzione dei farmaci di sintesi (fine del 1700), le piante ed i loro derivati erano tutto ciò di cui poteva disporre il medico per alleviare i sintomi dei pazienti.
Nella preistoria l’uomo, nella sua evoluzione da raccoglitore-cacciatore nomade a coltivatore stazionario, aveva sviluppato una primitiva selezione di piante: quelle commestibili e quelle medicinali. In questa prima fase, la “medicina” più sviluppata era la veterinaria: oltre a curare le proprie affettizioni infatti, per l’uomo era cruciale lo stato di salute del bestiame che gli forniva sostentamento. Alcune piante medicinali come l’origano (antalgico e antisettico) e la ruta (antispasmodica) compaiono nell’uso quotidiano a tal scopo.
Bisogna aspettare la civiltà Egizia ed Ebrea per avere delle testimonianze di un uso delle piante ragionato a scopo terapeutico. Negli Egizi e Ebrei la cura del malato era a carico della classe sacerdotale, poiché ritenevano che le patologie fossero causate da demoni (Egizi) o fossero uno squilibrio della natura dell’uomo (Ebrei).
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