Pur essendo simile al carciofo, del Cardo mariano si utilizzano i frutti, da cui la moderna fitoterapia ricava il principio attivo detto silimarina.
Quest’ultimo ha la spiccata capacità di proteggere il fegato da diversi fattori degeneranti, e per questo il cardo si è guadagnato un posto di rilievo tra le piante terapeutiche. Al di là di un limitato uso in cosmesi e all’estrazione di un blando diuretico dalle foglie, la pianta sembrava però aver esaurito il suo potenziale.
E invece un gruppo di ricerca italiano ha provato a testarlo sui grassi del sangue, arrivando a risultati positivi. Nel 2013, uno studio guidato dal dottor Derosa ha messo alla prova un integratore alimentare, composto di due estratti naturali: il crespino e il cardo mariano, appunto.
Un totale di 102 pazienti dislipidemici sono stati coinvolti nel seguente esperimento: per i primi sei mesi, questi hanno seguito una dieta rigorosa e fatto regolare attività fisica. Dopo aver così preparato il fisico, metà dei pazienti ha assunto per tre mesi, due volte al giorno, quasi 600 mg di composto naturale.
L’altra metà, del semplice placebo. Durante tutto il processo, sono stati monitorati i parametri antropometrici e metabolici.
Alla fine, i risultati del composto commercializzato col nome di Berberol non si sono fatti attendere.
Dopo i tre mesi, il colesterolo totale è sceso, così come il numero di trigliceridi, aumentando solo il colesterolo ‘buono’ HDL. Il placebo non ha naturalmente retto il confronto.
Ma la ulteriore conferma è arrivata dal fatto che interrompendo il trattamento, tutti i livelli di colesterolo sono peggiorati, migliorando di nuovo soltanto dopo la re-introduzione dell’integratore.
Per ora si può dunque affermare che l’integratore alimentare a base di cardo sia un effettivo aiuto per i pazienti dislipidemici.
Ma l’impressione è che una serie di nuove possibilità si siano aperte per il cardo, che silenziosamente aspetta di farsi scoprire del tutto.
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