Intendiamoci: il titolo di questo articolo non è da prendere alla lettera! Prima di utilizzare il tacrolimus, per trattare patologie dell’occhio secco, ci sono molti step terapeutici da passare.
Il tacrolimus, infatti, è un potente immunosoppressore, ottenuto dal fungo Streptomyces tsukubaensis. Il farmaco agisce specificatamente sui linfociti, bloccandone la proliferazione e la produzione di citochine pro-infiammatorie. Se il suo utilizzo “classico”, al pari della ciclosporina, è per evitare il rigetto d’organo in pazienti trapiantati, sempre come il suo analogo viene utilizzato anche in forma di collirio.
In particolare alcuni studiosi l’hanno utilizzato a concentrazioni dello 0,03%, per trattare l’occhio secco nella sindrome di Sjögren, La sindrome di Sjögren è una malattia rara autoimmune caratterizzata dalla distruzione delle ghiandole lacrimali (oltre che salivari e paratiroidee).
I pazienti, quindi, sentono l’occhio “secco” proprio perché le loro ghiandole lacrimali danneggiate non sono più in grado di produrre sufficienti lacrime.
Il collirio contenente 0,03% di Tacrolimus (in olio di mandorle) ha quindi la funzione di preservare le ghiandole lacrimali, sopprimendo l’azione dei globuli bianchi. Già dopo 7 giorni dall’inizio del trattamento i pazienti trattati con il farmaco hanno registrato un miglioramento, che si è ancor più manifestato dopo 90 giorni. In particolare si è osservato una stabilizzazione della produzione lacrimale e della superficie oculare.
Un recente articolo sulla rivista scientifica “Cornea”, ha dimostrato l’efficacia del tacrolimus alla stessa concentrazione (0,03%) per il trattamento di cheratocongiuntiviti resistenti al trattamento corticosteroide (di cui abbiamo parlato in QUESTO ARTICOLO).
I pazienti hanno ricevuto per 3 volte al giorno o il collirio in base oleosa con tacrolimus o ketotiofen due volte al giorno. I pazienti trattati con tacrolimus hanno ridotto sia sintomi (rossore, bruciore, fotofobia, lacrimazione) che segni (papillae, infiammazione limbare, iniezione congiuntivale, etc) già dopo 7 giorni di trattamento.
Il tacrolimus può essere utilizzato anche a concentrazioni maggiori (0,1%) per il trattamento di patologie allegiche oculari (tra cui cheratocongiuntiviti atopiche e primaverili). In questo caso, oltre ad essere in grado di alleviare i sintomi in pazienti resistenti ai colliri cortisonici, si è dimostrato in grado di ridurre i sintomi anche nei pazienti refrattari alla ciclosporina.
Ma quindi.... meglio la ciclosporina o il tacrolimus? Prossimamente su queste pagine....
Luca Guizzon
Fonti: