Berberis è una specie di piante a forma di arbusto, molto colorate e diffuse un po’ ovunque nel mondo.
Dalla corteccia, dai frutti, dalle radici e dalle foglie si estrae la cosiddetta Berberina: una sostanza sfruttatissima dalla medicina popolare per una vasta serie di disturbi. Essendo molto amara, viene presa come digestivo; considerata la sua attività battericida, viene usata per le congiuntiviti; il suo infuso di frutti e foglie è una bevanda dissetante, peraltro ricca di vitamina C.
Viene poi usata come antifebbrile, antimalarica e come blando anestetico. La ricerca degli ultimi quindinci anni ha però scoperto un altro campo d’azione molto interessante: quello dei grassi nel sangue.
Già nel 2004 uno studio asiatico aveva rilevato questa associazione. La Barberina era stata somministrata oralmente a pazienti ipercolesterolemici, in un trattamento durato complessivamente tre mesi. Il risultato era stato una riduzione del colesterolo totale (meno 29%), dei trigliceridi (meno 35%) e dell’LDL (meno 25%).
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Anche i nostri amici a quattro zampe si possono ammalare a livello oculare.
Le patologie che si possono riscontrare a livello oculare in campo veterinario sono spesso simili a quelle che si trovano in ambito umano e variano dalla congiuntivite batterica alla cheratocongiuntivite vernale, passando per il glaucoma e l’alterazione del pH.
Vogliamo proprio parlare di quest’ultima situazione, in quanto spesso non sia considerata approfonditamente. Infatti, la tendenza è ritenere il pH lacrimale identico per tutte le specie di mammiferi (uomo compreso): invece non è così!
Se il pH del genere umano è di 7,4, nei cani si raggiungono gli 8,0 e nei cavalli i 7,8. Sembra un’informazione secondaria a prima vista, ma è invece fondamentale per il confort che percepirà l’animale a seguito della somministrazione del collirio. Comfort che si traduce in una più facile somministrazione.
Infatti, instillando un collirio troppo acido o troppo basico l'animale sente una sensazione di bruciore che può indurlo ad azioni improvvise. E nel caso stessimo trattando un cavallo, la "reazione improvvisa" può essere particolarmente pericolosa.
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Mentre in Oriente Andrographis paniculata è da sempre usata dalla medicina tradizionale, è solo negli ultimi vent’anni che la ricerca occidentale si è dedicata alla pianta erbacea asiatica, per testarne eventuali benefici sulla salute umana.
Finora, confermando in qualche modo l’uso popolare, si è trovata una certa efficacia del prodotto naturale nel combattere i sintomi derivati da infezioni alle vie respiratorie superiori.
C’è poi un certo effetto anti-infiammatorio di Andrographis paniculata, attribuito sopratutto alla presenza massiccia di andrografolidi. Proprio per questo si è pensato che la pianta potesse aiutare i pazienti che soffrono di artrite reumatoide.
Lo studio che proponiamo, pubblicato otto anni fa, controlla proprio l’efficacia di A. paniculata in questo tipo di pazienti: dopo due settimane di pausa dall’assunzione di altri farmaci specifici, ai 60 soggetti con artrite reumatoide coinvolti sono state somministrate delle capsule di A. paniculata contenenti il 30% di andrografolidi, per 3 volte al giono nell’arco di 14 settimane.
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Andare dal dentista per molti può essere una prova di coraggio.
Non solo quando si deve affrontare un importante intervento, anche la “semplice” pulizia dei denti può essere una sofferenza.
Benchè siano costituiti dal materiale più duro del corpo umano, i denti presentano numerose porosità. Questi pori permettono di farci percepire la temperatura di quel che stiamo introducendo in bocca grazie alla stimolazione delle terminazioni nervose site all’interno del dente.
Nei casi di aumentata sensibilità dentale, il nervo di tutti o alcuni denti viene eccessivamente sollecitato dalla variazione di temperatura o dallo stimolo meccanico dello strumento ortodontico del dentista.
Per evitare di “percepire” eccessivamente questi stimoli si può chiedere al dentista di applicare preventivamente un anestetico locale
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