La riboflavina, o vitamina B2, svolge un ruolo fondamentale in reazioni enzimatiche in quanto parte del FAD.
Non solo, sembra avere un ruolo anche nella profilassi dell’emicrania.
Assunta normalmente con la dieta, in quanto carne e latticini ne sono ricchi, tanto che inizialmente fu chiamata “lattoflavina”. Isolata per la prima volta nel 1927 ad opera di Paul Gyorgy, per decenni è stata prodotta per sintesi chimica. Attualmente si preferisce ricavarla da fermentazione di Bacillus subtilis: più economici e ecologici.
Stati carenziali, benchè rari, si manifestano soprattutto sulla pelle e sulla membrana mucosa, come spaccature e piaghe agli angoli della bocca, occhi affaticati, fotofobia, etc. Carenze protratte nel tempo, sono fattore di rischio per alcune forme tumorali. La riboflavina previene anche la perossidazione lipidica e danni da ischimia-riperfusione
Tra i vari effetti, quelli che ci preme evidenziare in questa sede sono i neuroprotettivi.
Si possono sfruttare come terapia complementare per molte patologie, quali morbo di Parkinson, sclerosi multipla ed emicrania. Nel SNC, è stato ipotizzato possa regolare la funzione mitocondriale, il metabolismo del ferro e la formazione della mielina.
Recenti studi hanno valutato gli effetti di trattamenti complementari per gli attacchi di emicrania.
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Il thè verde è sicuramente una delle bevande più bevute e conosciute al mondo. Tipico della cultura orientale, rientra anche tra i rimedi della farmacopea della medicina tradizionale cinese.
Tra i componenti più conosciuti: la teanina, la caffeina e i polifenoli tra cui l’epigallocatechingallato. A quest’ultima molecola sono attribuite le principali attività antiossidanti della pianta.
Droga della pianta sono ovviamente le foglie, che a seconda della lavorazione e della cultivar possono dar luogo ai diversi tipi di the (bianco, verde, nero, oolong), con contenuti di attivi differenti.
Trattando le foglie con il calore subito dopo la raccolta si ottiene il tè verde; essiccandole all'aria si ottiene il tè bianco; lasciando ossidare completamente le foglie si ottiene il tè nero; lasciandole parzialmente ossidare e poi trattandole con il calore si ottiene il tè oolong.
Nel passato, non era chiaro che fosse il processo a determinare il tipo di thè e per questo si attribuivano nomi diversi alla medesima pianta. Thea sinensis si credeva fosse la pianta che forniva il Thè nero, mentre Thea viridis invece sarebbe stata la pianta in grado di fornire il thè verde.
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Lo zinco piritione è un agente fungostatico e batteriostatico, che viene utilizzato per il trattamento della dermatite seborroica.
Questa condizione può assomigliare in prima istanza ad una “semplice forfora”, anche se le caratteristiche delle scaglie di epidermide che si formano sono differenti. Le parti più colpite sono il cuoio cappelluto, la parte centrale del volto e la zona sternale.
Anche la parte interna di gomiti, ginocchia e pube possono essere interessate. Normalmente colpisce bambini e gli adulti tra I 30 ed i 60 anni.
La causa di questa patologia è tuttora sconosciuta. Ma l’utilità del principio attivo risiede nel controllo della replicazione di ceppi fungini del genere Malassezia che sono presenti in notevole quantità nelle zone colpite e sembrano giocare un ruolo importante nello sviluppo della dermatite.
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Come ripartire dopo le feste? Un aiuto può arrivare da una radice proveniente dal Nord Europa e dalla Siberia.
Nella medicina tradizionale russa, la rodiola trova posto come rimedio per il freddo e la dura vita siberiana, sia dal punto di vista mentale, che fisico. Che, nel nostro caso, bene si accosta al rientro al lavoro e allo stress post-festività.
Sono stati identificati circa 140 metaboliti secondari nella radice della pianta, che variano dai monoterpeni ai glicosidi cianogenici, ai fenipropanoidi, flavonoidi, proantocianidine, flavolignani e derivati dell’acido gallico.
Le proprietà salutistiche studiate della Rhodiola rosea spaziano dell’effetto adattogeno, neuroprotettivo, antifatica, fino all’ansiolico, antidepressivo e neurostimolante. Proprietà studiate sia in vitro che in vivo.
In letteratura sono presenti anche numerosi trial clinici, che dimostrano l’effetto anti-affaticamento ed un miglioramento delle performance cognitive, in particolare la capacità di concentrazione. Non di secondaria importanza anche gli studi che hanno confrontato la rodiola con principi attivi utilizzati per la media o moderata depressione e l’effetto ansiolitico.
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