A fronte di una stagione allergica che sembra essere tra le più intense degli ultimi anni, molti oculisti ed allergologi si affidano a colliri a base di ciclosporina o tacrolimus per i risolvere i sintomi oculari quando sono molto gravi.
Un esempio è il trattamento della cheratocongiuntivite Vernale (VKC), malattia infiammatoria cronica del tratto anteriore oculare che riconosce nell’allergia ed nell’infiammazione alcuni dei suoi principali tratti caratteristici.
In quanto patologia infiammatoria cronica, l'allergia oculare è spesso associata ad altre malattie allergiche, quali rinite, asma e dermatite atopica.
Il meccanismo immunopatogenetico nelle malattie allergiche oculari comprende sia risposte IgE mediate che cellulomediate di tipo T.
Se non adeguatamente trattata, la cheratocongiuntivite vernale può portare a degenerazioni nell’epitelio corneale con conseguenze che arrivano all’ulcerazione della stessa, o a produzione di papille giganti con iperproduzione di muco.
Ma, una terapia medica ben condotta determina una regressione totale delle lesioni, così come avviene nella risoluzione spontanea.
I sintomi di questa patologia si presentano nella stagione primaverile con accentuata fotofobia, spiccato arrossamento degli occhi, lacrimazione e prurito che esacerbano nel periodo estivo.
L’esposizione alla luce solare ne peggiora la sintomatologia.
Particolarità di questa patologia è che, benchè con componenti di allergia ed infiammazione, non risponde ai farmaci antistaminici.
I pazienti trovano giovamento solo dall’uso di colliri cortisonici, che tuttavia non possono essere utilizzati troppo a lungo per il rischio di effetti collaterali (alterazioni del cristallino, glaucoma, assorbimento sistemico). Per dare sollievo ai pazienti, quindi, gli specialisti passano poi spesso al trattamento con ciclosporina (QUI) o tacrolimus (QUI). In particolare tali trattamenti si iniziano quando i sintomi si ripresentano immediatamente dopo la sospensione del trattamento di attacco a base di cortisone.
La pratica clinica individua la ciclosporina come principio attivo di prima scelta, salvo poi considerare il tacrolimus per il 15-20% dei pazienti che sono resistenti al primo trattamento.
Queste molecole sopprimono la risposta immunitaria, riducono il prurito e i sintomi della patologia, ma dimostrano minori effetti collaterali ed un assorbimento sistemico praticamente nullo.
Tale assunto è confermato da uno studio italiano che, seguendo bambini trattati con ciclosporina tra l’1 ed il 2% per 7 anni, ha considerato l’utilizzo di ciclosporina sicuro e senza effetti collaterali a lungo termine. L’unico disturbo, che non ha portato in nessun caso alla sospensione del trattamento, era in alcuni casi una sensazione di bruciore transitorio dopo l’applicazione dei colliri.
Aspetto significativo è che, oltre alla sicurezza, lo studio ha consentito di evidenziare l’efficacia di questo trattamento, che ha ridotto significativamente i sintomi dei pazienti di anno in anno, arrivando alla sospensione del trattamento per scomparsa dei sintomi nella maggior parte dei casi.
Risultati analoghi sono stati portati da uno studio brasiliano dove, invece, gli specialisti utilizzavano tacrolimus 0,03%.
Ma, in definitiva, a parte i casi di resistenza alla ciclosporina, è meglio il tacrolimus o la ciclosporina?
Due studi, uno italiano ed uno inglese, a distanza di 5 anni hanno cercato di dare risposta a questa domanda.
Nel primo studio, si è valutata l’acuità visiva, gli effetti avversi la qualità della vita e indagini strumentali al fondo dell’occhio, considerando anche gli effetti sul sistema immunitario dei farmaci. In questo studio, la percentuale di “responders” al trattamento era equivalente (68% in entrambi i casi), con un aumento di effetti collaterali attribuibili alla ciclosporina (livelli di colesterolo e pressione arteriosa).
A parità di efficacia, le conclusioni di questo studio suggerivano l’utilizzo del tacrolimus per ridurre possibili effetti collaterali.
Più recentemente, l’equipe italiana del dott. Novembre ha confrontato l’efficacia della ciclosporina 1% con il tacrolimus 0,1%. Ai pazienti veniva somministrata la ciclosporina nell’occhio destro, ed il tacrolimus nell’occhio sinistro per 3 settimane, analizzando successivamente lo stato di salute oculare. In questo studio, si è confermato il non assorbimento sistemico delle molecole utilizzate, e si è visto un miglioramento maggiore negli occhi trattati con tacrolimus. Il risultato, in questo studio, è viziato dal fatto che i pazienti erano già di per sé resistenti al trattamento con ciclosporina.
La risposta definitiva, ce la può forse fornire uno studio dell’anno scorso, dove si sono è confrontati tacorlimus 0,03% e ciclosporina 0,05%: in questo caso, la riduzione dei sintomi è stata paragonabile, e gli effetti collaterali sempre assenti.
A tutti gli effetti i trattamenti sembrano quindi paragonabili, affidiamo quindi agli esperti allergologi e oculisti l’ardua risposta...
Luca Guizzon
Fonti:
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