Se questo può sembrare il consiglio di un utilizzatore a fini ludici della Cannabis sativa, bisogna dare atto che è un suggerimento che ha trovato conferme anche dalla scienza.
Premettiamo sin d’ora che parliamo di VAPORIZZAZIONE di Cannabis e non di Cannabis fumata. Infatti, nel caso della classica “canna”, oltre a perdere oltre il 50% del principio attivo a causa delle temperature troppo alte, si sommano tutti gli effetti tossici dell’inalazione del fumo.
Gli studi farmacologici sulla cannabis hanno dimostrato da tempo come la biodisponibilità dei cannabinoidi nel tratto respiratorio sia fino a 10 volte superiore rispetto al tratto digerente (sia che sia assunta in decotto, sia che sia assunta in olio, che peraltro è bloccato dal decreto di novembre 2015).
La cannabis, vaporizzata alla temperatura corretta, oltre a consentire una completa attivazione dei principi attivi, consente un’assunzione degli stessi a livello degli alveoli polmonari, una zona estremamente irrorata del nostro corpo. Nei polmoni, i cannabinoidi entrano immediatamente nel circolo sanguineo, senza prima venire degradati per effetto del “primo passaggio epatico” (come invece avviene per le assunzioni orali).
Ma la biodisponibilità elevata non è l’unico effetto positivo dell’assunzione per vaporizzazione.
L’insorgenza d’azione è estremamente più rapida: già dopo 2 minuti (contro i 30-60 della via orale) si raggiunge il picco di attività del THC permettendo un utilizzo “in acuto” o “al bisogno” della canapa terapeutica non appena insorge il dolore. La durata d’azione è simile tra le due vie di somminsitrazione: 6 ore, rispetto alle circa 8 della via orale.
Tutto sembra giocare a favore della via inalatoria quindi.... ma perché la vaporizzazione è così poco utilizzata?
Ci sono molte limitazioni, prima fra tutte il prezzo: infatti ad oggi, il vaporizzatore più conosciuto ed importato in Italia (Volcano Medic) costa circa 500€. Ed è un bel costo, se dobbiamo pensare che magari il paziente che lo acquista ha poi difficoltà ad inalare i vapori, che magari il paziente non ha spazio dove mettere questo strumento, che magari il paziente ha una vita attiva e non può essere a casa a somministrarsi la dose prescritta più volte al giorno.
Abbandoniamo la migliore via di somministrazione dunque?
Non siamo certo quelli che gettano la spugna! Prendendo spunto da un articolo apparso sulla prestigiosissima PLOSONE, che confrontava 5 diversi vaporizzatori, ci siamo quindi chiesti se l’unico vaporizzatore valido fosse il Volcano Medic, o se vi fossero delle alternative. Infatti, gli autori, confrontando 5 vaporizzatori di diverse marche (anche portatili), uniti solo dalla caratteristica di avere un riscaldamento a resistenza elettrica e temperatura regolabile, hanno constatato che in tutti e 5 l’attivazione e la somministrazione era completa (sia del Bedrocan, che del Bediol, che del Bedrolite), così come la scarsità di residuo di sostanza attiva nel device.
Da qui è partita la nostra ricerca, e siamo ben contenti di poter affermare che abbiamo trovato quello che cercavamo!
Un vaporizzatore:
- PORTATILE, per consentire una vita attiva
- A TEMPERATURA CONTROLLATA, per garantire l’attivazione dei cannabinoidi
- CON RISCALDAMENTO ELETTRICO, per evitare residui sul device
- NOLEGGIABILE, per provarne l’efficacia, con un costo minimo.
Piccolo vaporizzatore....
Piccola spesa....
Massima resa!
Ulteriori informazioni in farmacia!
Luca Guizzon
Fonti
Foto: energieplus