Allergia o intolleranza?
Prima di inoltrarci nell’oggetto dell'articolo, cerchiamo di dare una risposta semplice a questo dubbio.
Parliamo di allergia, quando gli effetti sono indipendenti dalla quantità di sostanza assunta (esp: sia che ne assumi un 1kilo che 1 grammo, l’effetto è lo stesso), mentre “intolleranza” è quanto tanta più sostanza assumo, tanto maggiori saranno gli effetti.
L’allergia al cibo è generalmente considerata come la manifestazione di un fallimento della tolleranza indotta a sostanze estranee al corpo: è quindi il risultato di complesse interazioni che intercorrono tra permeabilità intestinale, colonizzazione batterica e tempo di esposizione alla sostanza allergizzante.
Il latte vaccino è uno dei responsabili delle più comuni allergie alimentare in età pediatrica e colpisce circa il 3% dei bambini nel mondo; si manifesta con sintomi quali aerofagia, rigurgiti, irritabilità, tosse, dermatiti, etc.. Sembra che tale allergia sia poi il trampolino di lancio per sviluppare altre allergie nel corso della vita.
Una prima forma di prevenzione è sicuramente il ricorso ad un allattamento esclusivamente al seno (con latte di mamma quindi): infatti Katz ha dimostrato che se i bambini entrano a contatto con latte vaccino dopo i primi 15 giorni di vita il rischio di diventare allergici al latte vaccino è di quasi 20 volte inferiore.
Volendo considerare non solo i neonati, ma anche i più “grandicelli”, possiamo dire che Il trattamento dell’allergia alimentare richiede un’azione bilanciata tra evitare l’allergene ed aumentare la tolleranza del corpo all’allergene stesso.
È stato suggerito che i probiotici possano avere un ruolo chiave per prevenire, migliorare ed accelerare l’acquisizione della tolleranza agli allergeni.
A tal proposito, nel settembre del 2016 è stato pubblicato una ricerca scientifica che ha valutato l’efficacia di una formula per la prima infanzia contente Lactobacillus rhamnosus GG. Per valutare se la tolleranza fosse attribuibile ai fermenti lattici, si sono considerati campioni fecali di bambini con o senza allergia al latte vaccino.
Il primo dato è che vi è una differente colonizzazione batterica tra soggetti allergici e non.
Dopo il trattamento, i bambini che sono diventati tolleranti al latte vaccino hanno modificato la loro flora batterica intestinale, con aumento di acido butirrico (una sostanza di cui si nutrono i batteri benefici).
Sembra quindi che il L. rhamnosus riesca a modificare sostanzialmente ed efficacemente la risposta dell’organismo al latte.
Luca Guizzon