A chi si interessa di omeopatia sicuramente sarà capitato di chiedersi da dove nasce la grande varietà di rimedi omeopatici.
In primo luogo si può osservare come, volendo ricercare il simillimum, più alternative abbiamo, più possibilità terapeutiche si offrono all’omeopata.
Ma come si è arrivati, ad esempio, a definire che i soggetti “pulsatilla” (QUI l’analisi del rimedio) sono facili al pianto e soggetti ad otiti, oltre a manifestare il desiderio di aria fresca? I trials di omeopatici per identificare i sintomi di un rimedio si applicano somministrando il rimedio a diluizioni crescenti ad una coorte di pazienti volontari, registrando quindi i sintomi che gli stessi manifestano sia dal punto di vista fisico che emozionale, in “aggravamento omeopatico”.
Il limite di questa metodica è la soggettività dell’analisi dei sintomi, ad esempio: un rimedio che come “sintomo” aumenta la crescita dei capelli, potrebbe non venire somministrato abbastanza a lungo per osservare questo effetto.
Per ovviare a questa problematica e raffinare il processo di studio di nuovi rimedi si è pensato di esaminare gli elettroencefalogrammi a seguito dell’inalazione di due rimedi polincresti: pulsatilla e sulfur.
Ai volontari (precedentemente identificati come “possibili” pulsatilla o sulphur) sono stati somministrati entrambi i rimedi alle diluzioni di 6CH, 12 CH e 30CH o placebo, analizzando le bande alpha 1 8-10 Hz e alpha 2 10-12 Hz dell’elettroencefalogramma in 19 siti.
Analizzando gli effetti dei rimedi si sono registrati effetti significativi per entrambi i rimedi, ed in particolare interazioni non lineari tra le diluizioni per entrambi i rimedi nelle bande alpha 2.
L’elettroencefalogramma sembra quindi in grado di fornire un oggettivo biomarker in grado di distinguere sia effetti tempo-dipendenti dei singoli rimedi, sia gli effetti specifici per ogni rimedio e potenza.
Se avesse avuto un elettroencefalogramma Hannermann....
Luca Guizzon
Fonti: