L’Acqua di Levico sgorga a 1600 metri da una risorgiva della Valsugana, in una zona dalle significative caratteristiche geologiche: qui, infatti, si incontrano le rocce siliciche ricche di Quarzo e quelle calcariche.
La fonte venne trovata casualmente scavando delle gallerie e già dal 1663 ne viene riconosciuto un carattere terapeutico.
L’acqua nasce dalla Pirite, un tipo di roccia che generalmente si trova molto in profondità. A contatto con l’acqua questa roccia reagisce liberando acido solforico che attiva i processi di erosione degli strati rocciosi circostanti.
In questa azione erosiva l’acqua di Levico non è sola, ma viene accompagnata da particolari bacilli che cooperano nello scioglimento della Pirite: il Thiobacillus thioxidans e il Ferrobacillus ferrooxidans.
Questo particolare processo alla sorgente dell’acqua arricchisce la stessa di diversi elementi tra cui: Ferro, Arsenico, Silicio, Cobalto, Antimonio, Rame, Zinco e altri metalli presenti in elevate concentrazioni. E’ un’acqua fredda alla sorgente, estremamente acida (pH 1,8), e di una caratteristica limpidezza, nonostante la copiosità di sali disciolti in essa.
E sono proprio questi sali a rendere così utile terapeuticamente quest’acqua.
Già Steiner nella dodicesima conferenza ai Medici ne parlò ripetutamente, indicandola come possibile rimedio per un ampio spettro di malattie, anche antitetiche tra loro. Oggi viene utilizzata con successo soprattutto nelle malattie autoimmuni, nelle ipotonie, nelle anemie anche gravi.
Somministrata diluita sotto forma di bagnoterapia soprattutto per le dermatiti autoimmuni e per le patologie cardiocircolatorie, le sue qualità terapeutiche sono racchiuse anche in un efficace rimedio per somministrazione orale, il Levico comp.
Cristina Guizzon
Foto: hotelraphael