Una delle principali obiezioni alla medicina omeopatica si palesa chiedendosi come sia possibile che rimedi diluiti oltre il numero di Avogadro, e quindi in teoria senza contenere neanche una molecola della sostanza di partenza, possano avere effetto.
Questa obiezione non vale per i rimedi diluiti alla 5 , 7 e 9 CH, dove è possibile ancora ritrovare tracce della sostanza di partenza, ma si presenta prepotentemente per tutte le diluizioni dalla 12 CH in poi.
E proprio per “sfidare” l’assenza di molecole, degli studiosi spagnoli hanno valutato l’efficacia di tre rimedi omeopatici: Kalium causticum, Conium maculatum e Lycopodium clavatum, diluiti alla 13CH (quindi la prima diluizione oltre il numero di Avogadro), in topi infettati da Trypanosoma cruzi.
Il trypanosoma è un protozoo infettivo, che in particolare produce la malattia di Chagas.
La malattia si trasmette dopo la puntura di insetti, le triatominae, che inoculano il trypanosoma nella sede di puntura. Nel 70% dei casi, la malattia si presenta con sintomi lievi quali febbre e mal di testa, che poi scompaiono con gli anni. Una sfortunata porzione degli infettati (circa il 20%) può però presentare un aggravamento dei sintomi che comprendono anche l’allargamento dei ventricoli del cuore e conseguente insufficienza cardiaca.
La diagnosi della presenza di trypanosoma si esegue mediante analisi del sangue al microscopio.
I topi infettati sperimentalemente da T. cruzi sono stati trattati con uno dei tre rimedi omeopatici sia prima dell’infezione (48 ore) che dopo (48-96 e 144 ore).
Al termine del trattamento, tutti e tre i rimedi omeopatici hanno ridotto l’infettività del protozoo. Il più efficace si è rivelato il Lycopodium, che ha ridotto il numero di parassiti, la loro diffusione nei tessuti, i focolai di infiammazione in varie sedi, aumentando in ultima analisi la sopravvivenza degli animali.
Mai i topi sono stati più interessati al numero di Avogadro...
Luca Guizzon