È di pochi giorni fa la notizia della scoperta del primo battere “resistente a tutto tranne che al lanciafiamme”. Lo chiamiamo così per sdrammatizzare il pericolo che comporta la prescrizione e richiesta smodata di antibiotici anche per patologie che non ne necessitano. La conseguenza, ormai reale e non solo ipotetica, è di perdere qualsiasi arma in nostro possesso per controbattere le infezioni e dover assistere impotenti ad infezioni con esito, a quel punto, fatale.
E forse proprio in quest’ottica che Friese e Kruse, gia nel 1997 sottolineavano come l’uso dell’omeopatia per trattare l’otite media poteva essere una valida alternativa all’uso troppo precoce di antibiotici.
In questo studio, i bambini potevano ricevere alternativamente o un trattamento omeopatico personalizzato (Aconitum napellus, Apis mellifica, Belladonna, Capsicum, Chamomilla, Kalium bichromicum, Lachesis, Lycopodium, Mercurius solubilis, Okoubaka, Pulsatilla, Silicea), o un trattamento convenzionale a base di gocce nasali, antibiotici, secretolitici e antipiretici.
Il principale risultato da valutare era la durata del dolore, della febbre e il numero di ricadute ad un anno dal trattamento. Secondariamente, si è valutato se vi fossero miglioramenti entro 3 ore dal trattamento, l’audiometria e la necessità di ricorrere a trattamenti supplementari.
Al termine del periodo di osservazione, il dolore mediamente durava 2 giorni nei bambini trattati con l’omeopatia e la terapia si protraeva per 4 giorni (contro i 3 e 10 giorni del trattamento convenzionale). La differenza nella durata del trattamento è data anche dal periodo di almeno 6-8 giorni che richiede il trattamento antibiotico, mentre la cura omeopatica termina con la remissione del sintomo.
Il dato più significativo è comunque quello delle ricadute: i bambini trattati con medicinali omeopatici hanno avuto ricadute solo nel 30% dei casi, contro il 68% del trattamento convenzionale. Solo in 5 casi degli oltre 100 trattati con l’omeopatia, si è visto necessario ricorrere anche a terapie aggiuntive.
Insomma: quando l’antibiotico serve, serve... quando non serve, dannoso richiederlo, meglio trovare una valida alternativa!
Luca Guizzon
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Foto: ilsussidario