L’omeopatia, si sa, utilizza dosi di farmaco estremamente diluite e per questo si crede che sia scevra di effetti collaterali.
Se questo è un punto di forza dell’omeopatia, è anche una delle questioni che viene spesso addotta per dimostrarne la non-efficacia, del tipo “se una terapia ha effetto, allora deve avere anche effetti collaterali”.
Lungi da noi, come sempre, il voler dimostrare l’efficacia o meno dell’omeopatia, ci permettiamo solo di riportare una revisione della letteratura scientifica condotta agli inizi di quest’anno da Stub e Musial che ha voluto analizzare e distinguere effetti avversi, reazioni avverse e aggravamento omeopatico.
Infatti, nella pratica omeopatica è frequente il fenomeno dell’aggravamento terapeutico.
Con questo termine si vuole definire l’amplificazione dei sintomi che normalmente è causata dall’utilizzo di una diluzione eccessiva del rimedio corretto. Anedotticamente, l’aggravamento terapeutico si manifesta nei primi giorni dell’assunzione del rimedio e cessa un paio di giorni dopo la cessazione dell’utilizzo del rimedio stesso. Con lo scomparire dell’aggravamento scompaiono sempre anche i sintomi originali.
La distinzione tra effetti avversi, reazioni avverse ed aggravamento omeopatico è fondamentale, poiché diverse sono le strategie terapeutiche da intraprendere per risolvere le diverse situazioni. Inoltre, è necessario ricordare che l’analisi degli aggravamenti omeopatici o degli effetti collaterali e il confronto tra gli effetti collaterali della terapia convenzionale (o placebo) rispetto al terapia omeopatica sono sempre riportati dagli autori negli studi clinici.
L’analisi della letteratura di Stub e Musial ha analizzato 41 studi clinici randomizzati, per un totale di 6055 partecipanti; tra questi 41 studi, 28 trail clinici hanno riportato dei veri e propri effetti avversi, mentre 5 hanno riportato degli aggravamenti omeopatici.
Gli effetti avversi o aggravamenti terapeutici si sono riportati nella terapia omeopatica sia per l’uso di alte diluizioni (30CH, 200CH,MCH), che per le basse diluizioni (6DH, 9CH, etc). L’aggravamento omeopatico è stato classificato nella maggior parte dei casi come di grado 1 (lievi, 98%), mentre solo nel 2% dei casi si sono dimostrati gravi (grado 3); viceversa, gli effetti avversi omeopatici erano di grado 1 nel 68% dei casi, di grado 2 (moderati) nel 25 % dei casi, e di grado 3 nel 6% dei casi. Questo suggerisce come l’aggravamento omeopatico sia in realtà da considerarsi meno grave di un vero e proprio effetto avverso.
Oltre alla valutazione della gravità degli eventi negativi nella terapia omeopatica, questa revisione ha anche dimostrato come non vi sia una differenza significativa quanto a quantità di effetti collaterali tra l’omeopatia e i trattamenti di controllo (siano essi placebo o trattamenti con farmaci convenzionali).
Ecco quindi come gli studiosi ci consiglino di prestare attenzione anche ai trattamenti omeopatici, che magari non avranno effetti collaterali gravissimi, ma una lieve di dermatite la possono pur procurare!
Luca Guizzon
Foto: medicine4life