I funghi non sono solo i porcini, i finferli ed altre prelibatezze con cui ci deliziamo il palato in autunno, ma possono anche essere dei fastidiosi parassiti che causano dermatiti nei cani e nei gatti.
La perdita di pelo nei nostri amici a quattro zampe, può infatti essere causata dall’attività di alcuni ceppi fungini che infettano la cute. Uno dei principi attivi più utilizzati per risolvere il problema è l’itraconazolo.
L’itraconazolo è una molecola di derivazione triazolica, la cui attività antifungina si manifesta inibendo la crescita del fungo per “aumento della permeabilità di membrana” (in pratica: fa sì che la cellula si gonfi fino a scoppiare).
Il principio attivo può contrastare la crescita fungina anche inibendo il citocromo P450 fungino. Il blocco di questo enzima, arresta la sintesi dell’ergosterolo, componente principale della membrana cellulare dei funghi. Impedendo la sintesi di questo composto, la somministrazione di itraconazolo porta alla rottura delle membrane intracellulari, alla formazione di membrane cellulari difettose e all’accumulo di precursori lipidici di membrana. In particolare, poi, volendo trattare delle dermatiti, è importante notare come l’itraconazolo venga accumulato in tracce a livello cutaneo fino a 4 settimane dopo l’interruzione della terapia.
E spiegata così, sembra che non ci siano problemi nell’assumere un antifungino...
Bisogna però considerare che le cellule fungine appartengono al regno degli eucarioti (di cui fanno parte anche gli animali) e, quindi, molti dei loro complessi enzimatici sono simili a quelli presenti nelle nostre cellule. C’è quindi il rischio (teorico) che il blocco della corretta sintesi delle membrane cellulari possa avvenire anche nelle nostre cellule. Tuttavia, studi scientifici hanno dimostrato come l’itraconazolo abbia scarsa affinità per il citocromo P450 dei mammiferi, riducendo gli effetti collaterali a qualche disturbo gastrico (nausea e vomito) o intestinale (stipsi o diarrea) e a rari casi di aumento degli enzimi epatici.
Studi condotti su animali (dagli anfibi alle anatre, passando per cani, gatti e pecore), hanno dimostrato l’attività del farmaco nei confronti di vari tipi di funghi: dall’Aspergillus alla Candida spp., dalla Malassezia al Trichophyton.
Un articolo di Pinchbeck e Hillier, ha voluto approfondire la modalità di assunzione della molecola per trattare infezioni cutanee e auricolari della Malassezia. Gli studiosi si sono concentrati nel valutare se sia meglio un’amministrazioni pulsante (una volta al giorno per due giorni a settimana, ripetendo il trattamento per un totale di 3 settimane), o giornaliera (una volta al giorno per 21 giorni). La dose utilizzata era di 5 mg per kg di peso del cane.
Allo scadere del 21esimo giorno, gli studiosi hanno osservato una globale riduzione dell’infezione, senza differenze significative tra i due protocolli terapeutici. Quindi, si può affermare che sia l’amministrazione giornaliera “classica” che quella intermittente sono efficaci per il trattamento di micosi cutanee sostenute da Malassezia nei cani, anche se gli autori suggeriscono di applicare un trattamento aggiuntivo nel caso in cui l’infezione cutanea si aggravi ad otite.
Come lo stesso articolo indica, è fondamentale in veterinaria aggiustare il dosaggio del farmaco in base al peso del paziente da trattare.
Luca Guizzon