Il 5-Fluorouracile è un farmaco che viene applicato localmente per trattare cheratosi cutenee, epiteliomi baso-cellulari e psoriasi grave.
Analogo della pirimidina, è un farmaco antineoplastico che esplica la sua azione inibendo la timidilato chinasi e bloccando conseguentemente la sintesi dell'acido nucleico. Il fluorouracile è inattivo come tale; nell'organismo deve subire dei processi enzimatici di attivazione per poi andare ad impedire la sintesi di DNA e quindi l'ingrandimento delle zone cheratosiche.
Il 5-Fluouracile può essere utilizzato icome unguento, crema o soluzione glicolica. Importante è valutare la stabilità della soluzione o della crema con farmaci di natura acida o alcalina.
Il procedimento, di realizzazione nel laboratorio galenico della farmacia, non si discosta molto da quello classico utilizzato per realizzare la vaselina salicilica. Perchè qiundi è complicato trovare una farmacia che possa allestirlo?
La complicazione sta nella natura stessa del 5-fluorouracile.
È un agente potenzialmente mutageno e teratogeno: per questo necessita di ambienti dedicati per garantire la sicurezza dell’operatore: e qui sta la “complicazione” della preparazione.
Può essere, infatti, maneggiato solamente o in cappe glove-box con filtro HEPA assoluto o, meglio ancora, in un locale dedicato dotato di flusso in depressione con filtro HEPA e cappa chimica con flusso anch’esso in depressione. A tutela della salute dell’operatore, si utilizza mascherina con filtro FP3, occhiali protettivi e indumenti usa e getta che sono poi smaltiti come rifiuto citotossico.
Infatti, il 5-fluorouracile non deve entrare in contatto con le mucose o con gli occhi pena l’assorbimento dello stesso e fenomeni di irritazione (con conseguente rischio di effetti mutageni).
A tal proposito, gli strumenti utilizzati, quando non usa e getta, è opportuno che siano dedicati alla sola lavorazione degli agenti citotossici per evitare di contaminare altre preparazioni.
Anche se esclusivamente dedicati, la pulizia degli strumenti deve avvenire con solventi di natura diversa al fine di eliminare ogni traccia di sostanza citotossica.
Per evitare inquinamento ambientale, l’acqua di lavaggio si raccoglie in apposito contenitore per poi venire eliminata come rifiuto citotossico.
Se applichiamo queste attenzioni, possiamo realizzare un medicinale orfano molto efficace ed importante, in grado non solo di ridurre le cheratosi attiniche, ma anche di prevenirne la ricomparsa fino a 2 anni dopo il trattamento.
Il trattamento con questi preparati diminuisce l’attività della proteina p53 e i livelli di procollagene I a livello cutaneo, rendendolo interessante anche per risolvere ispessimenti ed iperpigmentazioni cutanee derivate da danni solari.
Importante è ricordare ai pazienti di applicare l’unguento o la crema utilizzando dei guanti e quindi evitare che il principio attivo entri in contatto con zone sane di cute.
Nel caso ciò succedesse, oltre ai rischi mutageni che comporta l’assorbimento, può svilupparsi eritema, erosioni e dolore e fotosenbilizzazione locale.
Il bendaggio occlusivo e le radiazioni ultraviolette possono aggravare l’irritazione creata dall’applicazione del farmaco.
Luca Guizzon
Fonti
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