Il cloramfenicolo è un derivato dell’acido dicloroacetico, isolato per la prima volta nel 1947 da Ehrlich dal filtrato del brodo di coltura del ceppo Streptomyces venezuelae . La molecola è un antibiotico batteriostatico e anche battericida per alcuni ceppi batterici (Haemophilus influenzae, Pneumococco e Meningococco).
Il cloramfenicolo è un antibiotico ad ampio spettro d’azione che inibisce la sintesi proteica batterica, bloccando la moltiplicazione dei microbi.
Come per tutti gli antibiotici sono possibili lo sviluppo di meccanismi di resistenza da parte dei batteri che ne annullano l’efficacia. Attualmente il cloramfenicolo viene utilizzato per via orale solamente in campo veterinario per la facilità di manifestarsi di effetti collaterali nell’uomo (dove viene utilizzato solo per via esterna o come collirio).
I soli casi di utilizzo in campo umano sono rimasti il trattamento della febbre tifoide e da infezioni sistemiche di Salmonella o Haemophilus influenzae, Streptococcus pneumoniae e Neisseria meningitidis.
In campo veterinario, invece, è rimasto un’importante trattamento di seconda linea per il trattamento di infezioni batteriche altrimenti non trattabili. Un caso è l’infezione in cani da Staphylococcus pseudintermedius o Escherichia coli resistente alle penicilline.
Risulta sempre più necessario, anche in campo veterinario una corretta conoscenza del tipo di antibiotico da utilizzare per combattere la patologia infettiva in corso. Basti pensare che antibiotici largamente utilizzati in campo veterianrio, come ad esempio l’enrofloxacina, sono ormai efficaci solo nel 10% delle infezioni sostenute da E.coli.
Necessario quindi sia una seria riflessione sul fenomeno dell’antibiotico resistenza, vero cruccio e rischio per il futuro della sanità mondiale, e sull’opportunità di utilizzare semplici tecnologie come l’antibiogramma per trovare l’antibiotico più efficace.
Ma perche diciamo che la teconologia è semplice? L’antibiogramma prevede il contatto tra piccoli dischi contenti diversi antibiotici e un terreno di coltura dove è stato fatto replicare il battere responsabile dell’infezione da trattare. Tanto maggiore sarà l’area di tereno ci coltura “bonidicata” dall’antibiotico, tanto maggiore sarà la sensibilità del battere a quel principio attivo.
Utilizzando l’antibiotico così indentificato si riuscirà a migliorare l’eradicazione del battere, abbattendo anche il rischio di sviluppare ulteriori resistenze.
Ecco perché il cloramfenicolo si sta riscoprendo (almeno in campo veterinario): non essendo disponibili sul mercato farmaci industriali, il suo utilizzo è molto ridotto.
In questo modo c’è più possibilità che i batteri siano impreparati a resistere a questo agente e questo consente di combattere infezioni altrimenti irrisolvibili.
Luca Guizzon
Fonti:
Medicamenta