Che il consumo smodato di alcool possa procurare molti problemi di salute, in particolare al fegato, è cosa nota.
Che utilizzare farmaci assieme all’alcool possa alterare l’effetto degli stessi, fino a renderli tossici alle normali dosi terapeutiche è ormai risaputo.
In occasione della campagna “meno alcool + gusto”, essendo noi farmacisti, per “deformazione professionale” vogliamo sottolineare come questi aspetti tossicologici riguardino non solo farmaci specialistici o per patologie complesse, ma anche principi attivi che ci capita di utilizzare quotidianamente.
Uno tra tutti è una molecola che si può ormai trovare ovunque: dalle farmacie online alle corsie del supermercato e che spesso viene utilizzata a cuor leggero anche solo per “sentirsi meglio”.
Stiamo infatti parlando del paracetamolo (chi ha detto “tachi" e "pirina”?).
Il “tranquillo” paracetamolo, che viene utilizzato in caso di febbre o dolori persino in gravidanza da quanto è “sicuro”, se utilizzato in concomitanza con l’alcool può avere sgradevoli effetti collaterali. Soprattutto se utilizzato come rimedio per il mal di testa post-sbronza, ma c’è di più.
Infatti, il paracetamolo viene metabolizzato a livello epatico in composti che sono poi eliminati tramite le urine; una piccola parte del farmaco viene, però, catabolizzata in un composto estremamente reattivo (N-acetil-p-benzochinoneimina, NAPQI) che normalmente viene detossificato per coniugazione con il glutatione. Le riserve epatiche di glutatione permettono di eliminare tranquillamente il NAPQI prodotto ma, in caso di sovraccarico epatico, dovuto a danni epatici, alcool o extra-dose di tachipirina, questo composto può accumularsi e indurre danni al fegato fino all’epatite.
È quanto appare evidente da una ricerca di Thummel e Watkins: l’esperimento ha voluto simulare gli effetti di un consumo ripetuto di alcool, in dosi che si possono raggiungere facilmente durante una “serata”, sul metabolismo del paracetamolo. Si è osservato che, somministrando vari tipi di alcoolici a pazienti sani e, dopo 8 ore, 500mg di paracetamolo l’aumento del NAPQI era del 22% rispetto ai valori di riferimento.
Risulta evidente l’aumento del rischio di epatotossicità da “semplice” paracetamolo
Ma c’è di più, l’alcool può aumentare l’effetto acuto di farmaci depressori del SNC, come ipnotici, antistaminici, miorilassanti, analgesici oppioidi, antiepilettici, antidepressivi e tranquillanti.
Si verifica un effetto disulfiram-simile se l'alcool viene ingerito in corso di terapia con clorpropamide, metronidazolo e alcune cefalosporine. L’alcool può portare anche a ipoglicemia in corso di terapia con sulfaniluree o insulina e può causare ipotensione ortostatica in corso di terapia con vasodilatatori.
Meno alcool, più gusto… e meno effetti collaterali da farmaci!
Luca Guizzon (quello con gli occhiali...)
Fonti:
- medicamenta