Il piroxicam tutti lo conosciamo per le sue proprietà antiinfiammatorie: il piroxicam è un potente antiinfiammatorio non steroideo anche dotato di proprietà analgesiche e antipiretiche.
Come gli altri FANS, agisce riducendo la sintesi delle prostaglandine (sostanze endogene coinvolte nella genesi del processo infiammatorio) attraverso l'inibizione della cicloossigenasi, enzima responsabile della conversione dell'acido arachidonico in endoperossidi (precursori delle prostaglandine). Il farmaco riduce anche la sintesi delle prostaglandine (trombossano) nelle piastrine inibendo così la fase secondaria dell'aggregazione piastrinica. È uno dei FANS con più lunga durata d’azione (da 30 a 60 ore).
Per queste sue caratteristiche, il piroxicam è indicato nel trattamento delle affezioni reumatiche degenerative a carico delle articolazioni: artrite reumatoide, osteoartrite, spondilite anchilosante, artrite giovanile cronica.
Ma cosa succede quando lo somministriamo ai nostri amici animali?
In particolare, i veterinari si concentrano sulla terapia combinata tra un potente agente antitumorale, la ciclofosfamide, e il piroxicam.
La ciclofosfamide si è dimostrata un promettente trattamento per numerosi tipi di cancro che Saeki e Nakagawa hanno voluto testare con il piroxicam per il melanoma.
La somministrazione dei due principi attivi combinati si sono rivelati un forte mix anti-angiogenico che ha influenzato negativamente la crescita di nuovi vasi nel tessuto tumorale, rallentando la crescita tumorale dopo 30 giorni di trattamento.
Tale effetto sembra dovuto alla riduzione di creazione di nuovi vasi e dei livelli di VEGF (l’ormone che stimola la crescita di nuovi vasi) nel tessuto canceroso.
Ma scriviamo di più.
Ciclofosfamide, piroxicam (ed etoposide) si sono rivelati un importante trattamento già a piccole dosi anche nel caso di emangiosarcoma . Questo tumore è ad alto rischio di metastasi e spesso fatale per i cani.
Ebbene, Lana e Dow hanno voluto valutare l’efficacia della somminsitrazione continua per via orale del trio chemoterapico a basso dosaggio.
I cani che hanno ricevuto il trattamento chemioterapico a bassa dose hanno portato la loro sopravvivenza e l’intervallo senza malattia a 133 giorni, contro i 126 giorni dei cani trattati con doxorubicina ad alte dose (farmaco chemioterapico).
La riduzione del dosaggio ha permesso anche una riduzione degli effetti collaterali e quindi una migliore qualità di vita dei nostri cagnolini.
Luca Guizzon
Fonti: