La fluoxetina è un potente inibitore selettivo dell'uptake della serotonina.
Tradotto: “la fluoxetina è un farmaco che ha un ruolo importante nel trattamento della sindrome depressiva”. È forse il primo e più famoso di questa classe di farmaci, infatti è in commercio dal 1988.
Non è un farmaco da assumersi senza il controllo medico, infatti presenta diversi effetti collaterali, tra i quali ricordiamo: tremore, insonnia e perdita della libido. Inoltre può ridurre o alterare la capacità di svolgere attività che richiedono attenzione. Un effetto collaterale che in realtà veniva sfruttato nella terapia della perdita di peso farmacologica (fino a recente decreto ministeriale che ha messo fine a questa pratica) è, appunto, la perdita di peso e l’anoressia.
La fluoxetina è sconsigliata in soggetti con insufficienza renale, patologie cardiache, epatiche o diabete (in quanto può alterare i valori glicemici).
Ora che abbiamo dato sommaria descrizione del protagonista, perché parliamo di “plasticità”?
Con il termine “plasticità neuronale” ci si riferisce all’abilità delle cellule cerebrali di cambiare le proprie caratteristiche fisio-morfologiche come conseguenza di un evento, sia esso traumatico che psicologico, al fine di adattarsi alla nuova situazione.
La fluoxetina è in grado di migliorare la trasmissione serotoninergica e stimolare la formazione di nuovi contatti sinaptici. Quindi è in grado di migliorare la “plasticità neuronale”.
Questo principio attivo è stato recentemente studiato al fine di vagliarne l’efficacia come terapia farmacologica nel recupero dell’abilità motoria in pazienti colpiti da ictus.
L’ictus è una patologia che, essendo causato da un insulto ischemico al tessuto cerebrale, può causare emiparesi oltre a limitare le proprietà plastiche del tessuto danneggiato e con esse il recupero funzionale del paziente. Infatti, un tessuto cerebrale danneggiato difficilmente riuscirà ad attuare modifiche morfo-fisiologiche per adattarsi alla nuova condizione.
Due studi particolarmente importanti, svoltisi rispettivamente in Francia (studio chiamato FLAME) ed in Messico (FMRICH), hanno voluto verificare l’efficacia di un trattamento con fluoxetina nel recupero dell’attività motoria in pazienti in recupero da ictus. In entrambi i casi, si è analizzato l’effetto della somministrazione di fluoxetina (alla dose di 20 mg giornalieri, associata alla fisioterapia), rispetto alla sola fisioterapia nel recupero dell’attività motoria. Dopo 90 giorni di trattamento, vi è un miglioramento significativo nel recupero motorio nel gruppo trattato con il farmaco, rispetto al gruppo trattato solo con la fisioterapia e placebo. Inoltre, nel gruppo trattato con la fluoxetina i casi di pazienti con depressione post-traumatica sono molto minori rispetto al gruppo placebo (com’era logico aspettarsi da un farmaco antidepressivo).
Anche l’aspetto della depressione è importante, poiché è un fattore che può limitare il recupero dell’abilità motoria nei pazienti.
Insomma sembra proprio che la fluoxetina non solo ti "tiri su" di umore, ma ti aiuti anche a "tirarti su" sulle tue gambe!
Luca Guizzon
Tra le fonti: Medicamenta
Foto: chedonna