L’acetil-carnitina non solo è un estere aminoacidico, ma anche una forma di rilascio sia di L-carnitina che di gruppi acetilici. Entrambi i componenti che costituiscono da questa molecola hanno importanti funzioni a livello fisiologico.
E non stiamo parlando di funzioni da nulla...
La parte acetilica, contribuisce alla produzione di acetilcolina: un neurotrasmettitore il cui deficit può causare malattie quali Alzheimer o demenza. Un'attenta analisi della letteratura scientifica ha concluso chela somministrazione di acetilcarnitina potrebbe migliorare i risultati dei compiti di attenzione e concentrazione in soggetti anziani colpiti dal morbo di Alzheimer, così come la memoria verbale a lungo termine e l’attenzione. Questi risultati potrebbero essere dovuti sia alla capacità dell’acetil-carnitina di impedire la morte dei neuroni, sia all’aumentata produzione di acetilcolina. Inoltre, il gruppo acetile, associato con il coenzima A (sostanza naturalmente presente all’interno delle nostre cellule), interviene nel ciclo di produzione dell’energia cellulare, influenzando sia il metabolismo degli acidi grassi che quello degli zuccheri.
La carnitina, in quanto tale, ha proprietà cardioprotettive e per questo trova utilizzo clinico nel trattamento di numerose patologie che interessano il cuore e i vasi sanguinei. Inoltre, svolge un ruolo cruciale nel metabolismo lipidico (può ridurre i livelli di trigliceridi, aumentando contestualmente il livello di colesterolo HDL) è neuroprotettiva, antiossidante e antiapoptotica.
In alcuni soggetti, o per motivi genetici o a seguito della somministrazione di altri farmaci (come l’acido valproico), si possono manifestare sindromi da deficit di carnitina caratterizzate da accentuato affaticamento e debolezza muscolare. Infatti, la carnitina è implicata nei processi che all’interno delle nostre cellule permettono la formazione di energia: una sua mancanza priva la cellula (soprattutto muscolare) del substrato energetico di cui necessita per funzionare.
Infatti, tutti i tessuti corporei, tranne il cervello, utilizzano acidi grassi a catena lunga come substrato energetico. Nel muscolo cardiaco e scheletrico, la carnitina funge da trasportatore di queste sostanze, che sono veicolate dall’interno della cellula all’interno dei mitocondri (le “centrali energetiche” delle cellule) dove vengono convertiti in energia.
Ma la carnitina è una sostanza che “non lascia le cose a metà”: oltre a portare all’interno la materia prima per la formazione di energia, si occupa anche dello “smaltimento” dei composti di rifiuto (acidi grassi a catena corta e media) dall’interno del mitocondrio verso l’interno della cellula. Questo contribuisce a mantenere i livelli fisiologici di coenzima A ed ad eliminare le sostanze che potrebbero interferire con la produzione di energia.
Nell’attività fisica, i muscoli tendono ad utilizzare inizialmente gli zuccheri, più veloci nel fornire energia. Gli acidi grassi sono utilizzati solo dopo 20 minuti di attività, a condizione che non si superi il 70% della frequenza cardiaca massima. Una supplementazione con carnitina scompagina questa norma ed aumenta invece la capacita di lavoro aerobico del muscolo, facilitando l’utilizzo dei lipidi a scapito di altri substrati energetici.
La carnitina può quindi essere utilizzata per favorire la riduzione della massa grassa?
Uno studio ha valutato gli effetti dell’infusione di carnitina sui risultati di una dieta ipocalorica. 15 pazienti con sindrome metabolica sono stati trattati con carnitina o placebo. Tutti i partecipanti sono stati sottoposti ad una dieta ipocalorica per 7 giorni: il gruppo trattato con carnitina ha riportato una maggiore perdita di peso, riduzione della circonferenza vita e della concentrazione di insulina rispetto al gruppo in trattamento con la sola dieta ipocalorica. In aggiunta, il gruppo trattato con carnitina ha ridotto il senso di fame e il senso di fatica psichica e fisica.
Recentemente, alcuni studiosi inglesi hanno analizzato gli effetti di una integrazione orale di carnitina sulla perdita di peso e sui livelli glicemici e lipidici in donne affette dalla sindrome dell’ovaio policistico.
60 pazienti sovrappeso sono state divise in due gruppi e trattate o con 250mg di carnitina o con placebo per 12 settimane. Al termine del periodi di analisi, il gruppo in trattamento con carnitina ha riportato un significativo calo nel peso (circa 2,7kg), BMI e circonferenza vita (circa 2,5cm). In aggiunta, le donne in trattamento con carnitina hanno registrato una riduzione della glicemia a digiuno.
Oral carnitine supplementation reduces body weight and insulin resistance in women with polycystic ovary syndrome: a randomized, double-blind, placebo-controlled trial.
Quindi, per voler rispondere alla domanda che ci siamo posti in precedenza, possiamo dire che i dati sono ancora preliminari, ma forse là dove non arrivano attività fisica ed un corretto stile alimentare, l’integrazione di carnitina può aiutare ad avvicinarsi al risultato.
Luca Guizzon
Fonti: Medicamenta, PDR
Foto: playseat