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Fitoterapia

La Withania somnifera, anche conosciuta con il nome di ashwagandha, ginseng indiano o ciliegia d’inverno, rappresenta una pianta importante nell’ambito della medicina ayurvedica e tradizionale indigena da oltre 3000 anni. Sono state distinte ben 23 specie diverse di piante appartenenti al genere Withania di cui però solo la Withania somnifera sembra possedere proprietà medicamentose.

I principi attivi si concentrano soprattutto nelle radici e sono caratteristici di questo genere, si chiamano infatti witanolidi e i due più studiati sono la witaferina A e il witanolide D.

Storicamente la pianta è stata utilizzata come afrodisiaco, tonico per il fegato, antinfiammatorio, astringente e, più di recente, nel trattamento della bronchite, dell’asma, dell’ulcera, dell’insonnia e della demenza senile.

Nella medicina ayurvedica, l’ashwagandha viene utilizzata soprattutto come adattogeno. Gli adattogeni rappresentano una classe di composti che sono in grado di indurre nell’organismo ammalato condizioni di accresciuta resistenza alle malattie stesse; sono relativamente innocui, non hanno uno specifico meccanismo d’azione, ma normalizzano le condizioni patologiche.

Diversi studi clinici e ricerche effettuate sugli animali sembrano supportare l’utilizzo dell’ashwagandha nel trattamento dell’ansia, dei disordini neurologici e cognitivi, nelle infiammazioni.

“San Gerardo dei Tintori stava pregando in pieno inverno nella cappella del Duomo. Vista la rigida temperatura, i Canonici insistevano perché smettesse di pregare e si ritirasse con loro negli alloggi. Pur di essere lasciato in pace, egli promise loro un cesto di ciliegie, che puntualmente gli consegnò il mattino successivo nonostante fosse pieno inverno...”

Ed ecco spiegato perchè San Gerardo è considerato il patrono delle ciliegie e ben più devoti a questo frutto sono gli abitanti di Castegnero, che ogni anno organizzano la “Festa della Siaresa”.

Sia il termine dialettale (Siaresa) che quello scientifico (Prunus cerasus - amarena) della ciliegia derivano dalla città di Cerasunte, nell’antica Turchia, da cui, secondo Plinio il Vecchio, furono importati i primi alberi di ciliegio selvatico. I frutti rossi sono ricchi di flavonoidi e antociani, dalle riconosciute proprietà antiossidanti e antiinfiammatorie.

Benchè gastronomicamente sia più famosa e apprezzata la ciliegia dolce, è l’amarena la più studiata nella ricerca medica. In primis per aiutare a cadere tra le braccia di Morfeo (e quindi addormentarsi).

L’erba spaccapietra, il nome tradizionale del Phyllanthus nirurii, è una pianta erbacea conosciuta da più di 2000 anni in India, dove rientra nei rimedi della medicina tradizionale Ayurvedica.
La moderna ricerca scientifica, si è molto soffermata sul possibile effetto contro il virus dell’epatite B, in quanto l'estratto della pianta potrebbe in più modi bloccare la replicazione virale e quindi combattere la malattia. Inoltre, è in grado di ridurre i valori di transaminasi.
Una revisione della letteratura ha evidenziato come, in realtà, gli effetti siano significativi solo nel caso in cui il phyallantus sia associato alla terapia antivirale.

Ma è non certo per le sue virtù contro l’epatite B che viene chiamata “erba spaccapietra”.

Che la storia sia maestra lo sapevano già i latini.

E la storia spesso ci suggerisce nuove idee, ricerche e intuizioni a cui non si aveva pensato. La storia delle coltivazioni del luppolo, da sempre elemento essenziale della birra, aveva due aspetti da sempre poco chiari: la tranquillità che questo lavoro trasmetteva ai coltivatori e i disturbi del ciclo mestruale nelle lavoratrici.

Del resto, anche senza sapere che il luppolo fa parte della stessa famiglia botanica della Marijuana, per molto tempo una certa cultura popolare lo ha consigliato, in forma essiccata, come riempitivo per cuscini agevola sonno.

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