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Fitoterapia

Tempo di Olimpiadi: e non poteva certo mancare il nostro personale contributo alla storia del doping, ovviamente sempre in salsa naturale.

È dal tempo della classicità che la salvia è una parte integrante della nostra vita e dieta mediterranea, e i suoi numerosissimi effetti sull’organismo non sono certo un segreto. Per i suoi effetti eccitanti, al tempo dei Greci la salvia veniva perfino vietata agli atleti, prevenendo così casi di doping ante-litteram. In maniera più mistica, i Romani la chiamavano addirittura Herba Sacra. La suggestione circa i suoi effetti è tuttavia qualcosa rimasta nei secoli, se è vero che ancora oggi in Francia un proverbio recita: “chi ha la salvia in giardino non ha bisogno del dottore”.

L’elenco dei suddetti effetti è impressionante.

Eccone solo alcuni: efficiente antiossidante (per questo si usa nella conservazione dei cibi), antispasmodico, tonico, anti-catarro, anti-affaticamento (sia fisico che mentale); come decotto agisce contro le turbe digestive; regolarizza poi le mestruazioni e calma le vampate di calore tipiche della menopausa, oltre ad avere una blanda attività antimicrobica.

Dulcis in fundo, la Salvia contribuisce ad abbassare la glicemia nei diabetici: ed è proprio questo il soggetto dello studio che segue.

La cosiddetta Violetta del Pensiero è un membro della famiglia delle Violacee e vanta una lunga storia da pianta medicinale, con testimonianze che vanno molto indietro nel tempo e un riconoscimento ufficiale nella farmacopea europea.

Grazie alle sue proprietà antiinfiammatorie, è comunemente usata per molte malattie della pelle, quali scabbia, ulcere, eczemi, psoriasi o crosta lattea, e contro alcune infiammazioni polmonari, come bronchiti e asma.

Ricchissima di flavonoidi, riesce a favorire la microcircolazione del sangue. Ha poi proprietà diuretiche, depurative, emollienti e antipruriginose.

Certo, di primo acchito sembra un rimedio da vecchi druidi o da alchimisti medievali.

Eppure c’è una pianta efficacissima nell’accelerare la cicatrizzazione delle ferite: il suo nome scientifico è Sedum Telephium, ma viene comunemente chiamata Erba della Madonna o Borraccina Maggiore.

Si tratta di una pianta perenne originaria dell’Eurasia e amante dei climi freddi, che per qualche tempo ha addirittura assicurato una discreta fonte di cibo, quando le sue radici venivano schiacciate e unite a dello strutto fino a formare una purea. Sono però le sue foglie ad essere interessanti dal punto di vista farmacologico.

Non c’è solo lo zenzero come rimedio naturale contro l’emicrania.

Da molti anni infatti, una piantina facilmente confondibile con la camomilla o il crisantemo, detta Partenio, si è imposta all’attenzione degli studiosi per i suoi effetti contro il mal di testa. Ultimamente, lo si sta addirittura testando per patologie più generalmente associate a stati infiammatori e dolorosi, come nei casi di dismenorrea o dolori artritici.

Qui però vogliamo sottolineare gli effetti di partenio sull’emicrania, riportando uno studio pubblicato dal prestigioso Lancet quasi trent’anni fa. Lo studio ha avuto una durata complessiva di quasi un anno: 72 pazienti, divisi in due gruppi, hanno ricevuto chi una capsula di foglie disidratate di partenio chi del placebo, in un trattamento di quattro mesi.

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