Attorno alla liquirizia girano leggende e opinioni di ogni tipo, che vanno da "elisir di lunga" a "radice altamente tossica".
Come spesso accade in casi simili, gli estremi sono del tutto fuorvianti, anche se un piccolo elemento di verità è sempre presente. È vero infatti che la liquirizia può presentare alcuni effetti collaterali, ed è per questo sconsigliata a chi soffre di ipertensione, epatite, cirrosi epatica o insufficienza renale.
Curiosamente poi, è meglio assumerla se si ha una particolare predilezione per le banane. Un uso massiccio di estratti alla liquirizia infatti porta alla perdita di numerosi sali minerali, ed in particolare del potassio. Ecco perché solitamente gli esperti consigliano di non superare mai le 6 settimane di terapia e di accompagnarla con una dieta ricca di potassio.
Al di là di queste precauzioni però, la liquirizia si sta rivelando molto utile per una serie di problemi dell’organismo.
Non è solo usata come aromatizzante infatti, ma grazie al suo potere antiinfiammatorio e antispasmodico viene spesso assunta contro gastriti e altri disturbi dell’apparato digerente. Ma è sul fegato che si stanno concentrando le ricerche degli esperti, in questo periodo.
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