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Fitoterapia

La propoli è uno dei prodotti più famosi delle api, una specie di resina naturale frutto di tutto il raccolto che le api fanno, tra cortecce, gemme e fiori vari.

Dal punto di vista terapeutico, la propoli è quasi un portento, con i suoi effetti antimicrobici, anti-infiammatori, immunomodulatori, antiossidanti e antidiabetici. Ecco perché viene utilizzata comunemente come integratore alimentare, per tenere sotto controllo il benessere generale dell’organismo.

Uno studio del 2008 ha testato l’efficacia di propoli contro il virus influenzale. Sono stati presi in considerazione degli estratti alcolici di propoli brasiliana e se ne sono valutati gli effetti antivirali, in vitro ed in vivo su topo. Su 13 estratti di propoli, ben quattro hanno mostrato un’attività anti-influenzale. I topi affetti da influenza sono stati quindi trattati con questi quattro estratti, per 3 volte al giorno in una settimana.

A dispetto del loro decorso naturale e benigno, le “colichette” sono un problema significativo per gli infanti e per i loro genitori: stress psicologico, emotivo e fisico sono gli effetti più diretti, sia per i primi che per i secondi.

A livello farmacologico, l’unico trattamento risolutivo per la colica dei neonati è la Diciclomina cloridrato, che rilassa gli spasmi muscolari dello stomaco. Sfortunatamente però, ben il 5% dei bambini trattati con questo farmaco sviluppa seri effetti collaterali, e ci sono stati addirittura casi di decesso.

Ancor più che in altri casi dunque, scoprire un qualche estratto vegetale capace di contrastare il problema potrebbe rivelarsi un notevole passo avanti.

L’attenzione si è rivolta sull’olio di semi di finocchio, che ha dimostrato diverse volte di ridurre gli spasmi intestinali e di aumentare la motilità dell’intestino tenue. Il suo ampio utilizzo come digestivo o come tisana sfrutta appunto queste note qualità rilassanti. Mancava però il riscontro su bambini nelle prime settimane di vita.

La leggenda narra che sia stato un inglese, malato di tubercolosi, il primo occidentale a venire in contatto con Pelargonium sidoides.

Era andato in Sud Africa alla ricerca di un clima più clemente con la sua malattia, e lì si affidò ad un guaritore locale. Questo lo trattò con una specie di geranio: una pianta alta circa 50 centimetri, con le foglie a forma di cuore e dei fiori molto scuri, tra il rosso e il viola. Era un vegetale del tutto sconosciuto in Europa, ma diffusissimo in Sud Africa, ed usato come pianta terapeutica.

Il principio attivo di Pelargonium sidoides è estratto dalle radici della pianta, e negli ultimi anni si sta dimostrando efficace su vari fronti, anche se non contro disturbi gravi come la tubercolosi.

Si è innanzitutto confermato il suo effetto anti-raffreddore: in un test del 2007, quasi l’80% dei 103 pazienti coinvolti in un trattamento di 10 giorni è completamente guarito, contro il 31% del gruppo di controllo, trattato con del semplice placebo.

Avevamo già parlato del Partenio come efficace prodotto contro il mal di testa.

L’interesse attorno alla pianta è però talmente alta che si stanno cercando i modi migliori per amplificarne i risultati, studiando le combinazioni migliori con altri fitofarmaci. Tutte affinità che aumentano la gamma di opzioni terapeutiche che partenio sembra offrirci.

Anche se il meccanismo d’azione contro il mal di testa non è stato del tutto chiarito, l’ipotesi più probabile è che l’effetto sia dovuto al blocco dei recettori per la serotonina: sia il partenio che il salice si sono dimostrati efficaci in questa campo, riuscendo addirittura a completarsi a vicenda quando usati insieme. Ecco perché si è ipotizzato che la combinazione possa dare un effetto superiore sull’emicrania, rispetto all’estratto di partenio preso da solo.

Nel 2006 si è dunque proceduto con il test vero e proprio.

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