Ebbene sì, il nome Ippocastano (Aesculus hippocastanum) non a caso ricorda il cavallo: “hippocastanum” , di derivazione greca, sta a significare castagna del cavallo e fa riferimento all’uso primordiale che se ne faceva per curare la tosse dei cavalli.
Il maestoso albero che fiorisce in questo periodo (aprile maggio) con dei riconoscibilissimi fiori bianchi piramidali non è “indigeno”, ma originario del’antica persia, fu importato in Europa dai Turchi nel XVI secolo.
Non avevano sbagliato di tanto gli antichi, infatti accanto alle note proprietà venotoniche, l’ippocastano presenta anche azione anti-edemigena ed antifiammatoria.
Infatti, se è riconosciuta l’efficacia dell’escina a livello capillare per aumentarne la resistenza e ridurne la permebilità (rafforzando la parete vascolare), è altresì vero che questa sostanza riesce a ridurre la formazione di edema nella fase iniziale dell’infiammazione.
Arrivando a breve la stagione calda, segnaliamo l’importanza dell’ippocastano per il trattamento dell’insufficienza venosa cronica (detta “gambe pesanti”), la cui incidenza aumenta grandemente in estate poiché il caldo provoca fenomeni di vasodilatazione che accentuano il gonfiore, l’edema ed il dolore nei casi dove il ritorno venoso non è ottimale.