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Fitoterapia

Proprio la settimana scorsa avevamo parlato dei benefici della Papaya, su persone affette da parodontite cronica.

Abbiamo così scoperto come la frutta tropicale nasconda importanti caratteristiche, potenzialmente terapeutiche, a cui la fitoterapia sta ultimamente interessandosi.

In tutti i cosiddetti rimedi naturali, la presenza di antiossidanti è forse la prima e più importante fonte di interesse per gli studiosi: un po’ per la richiesta da parte del mercato, un po’ perché lo stress ossidativo è oggigiorno uno dei fenomeni più diffusi e dannosi per l’organismo, legato soprattutto all’obesità.

Ecco che allora, l’anno scorso, un gruppo di studiosi ha cercato di comparare le proprietà antiossidanti e nutrizionali dei maggiori frutti tropicali: oltre alla papaya, sono state testate banana, litchi, mango, ananas e il frutto della passione.

Nonostante sia poco diffusa alle nostre latitudini, la Papaya è talmente caratteristica che tutti ne conoscono la forma e il colore.

Quelli che l’hanno assaggiata, estraendola dal classico cesto esotico natalizio, riferiscono di una consistenza molle e un sapore dolcissimo, a metà tra un pompelmo e un melone.

Che il frutto abbia qualche effetto benefico o terapeutico era tuttavia ancora qualcosa da dimostrare. Uno studio recentissimo del 2016 si è proprio occupato di colmare questa lacuna, testando gli effetti di un gel standardizzato di papaya su pazienti affetti da parodontite cronica.

In realtà, si sapeva già che il gel standardizzato di papaya fermentata possiede una certa efficacia antiossidante e antiinfiammatoria, questa volta però lo studio è stato più specifico.

Sono stati coinvolti 84 pazienti, con moderata o severa parodontite. Un gruppo di controllo ha seguito i protocolli farmacologici e chirurgici tradizionali; un secondo gruppo è stato invece trattato con 7 grammi intra-gengivali di papaya fermentata: l’estratto andava tenuto sulle gengive per 15minuti al giorno.

Il lino è forse una delle più banali e diffuse piante erbacee: grandi e riconoscibilissimi fiori azzurri, altezza che raramente supera il mezzo metro, frutti rotondi, ricchi di semi utilizzabili in tanti modi diversi.

Non c’è da stupirsi allora, che il lino sia stata una delle primissime piante ad essere addomesticata dall’uomo: lo si può mangiare in diversi modi, ci si può vestire e, soprattutto, ci si può curare, con il lino. La medicina popolare lo utilizza infatti in svariati campi: da rimedio naturale contro la tosse secca a potente lassativo.

In particolare, dal seme di lino non ricaviamo solo la fibra, così utile in fase digestiva, ma anche i cosiddetti lignani. Questi ultimi sono da sempre studiati dagli scienziati, perché sembrano avere diverse potenzialità dal punto di vista terapeutico.

Se si dovesse fare una classifica dei rimedi naturali più di tendenza, gli estratti di aloe sarebbero sicuramente nei primissimi posti.

Da sempre, le popolazioni a contatto con questa pianta ne hanno sfruttato le accentuate capacità lassative, con il loro peculiare effetto ritardato (anche 8-10 ore dopo l’assunzione).

È tuttavia soprattutto come gel che l’aloe vera si è diffusa in Occidente: un gel esterno cicatrizzante e lenitivo, che si usa contro irritazioni cutanee, eritemi, dermatiti e scottature varie.

Grazie alla sua capacità di penetrare leggermente la cute, l’estratto di aloe è anche un blando anestetico locale.

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