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Fitoterapia

È proprio vero il detto popolare, il troppo stroppia.

Crescendo nei climi tropicali, l’Aloe vera deve averne abbastanza di sole e calore, tanto da aver sviluppato una sostanziale contro-azione rispetto agli effetti negativi derivati dalla luce e dalle alte temperature.

Non è un caso infatti che se ne stiano scoprendo sempre più le proprietà protettive nei confronti dei danni da esposizione solare e da scottature.

Se già da tempo gli estratti della pianta vengono usati come componente delle creme solari, è relativamente recente invece la ricerca di laboratorio circa gli effetti di Aloe sulle scottature.

Recentemente abbiamo parlato di come una pianta erbacea asiatica, l’Andrographis paniculata (A. paniculata), stia attirando le attenzioni degli esperti, sempre alla ricerca di potenziali effetti positivi degli estratti naturali sulla salute umana.

Se in quel caso però il giudizio era rimasto in sospeso (si trattava della sua efficacia sui sintomi da artrite reumatoide), lo studio che presentiamo oggi ha dato risultati più soddisfacenti.

Anche questa volta A. paniculata è stata testata su una malattia autoimmune, la sclerosi multipla, avendo però come obiettivo un effetto molto particolare: si è cercato di capire se e quanto gli estratti della pianta riescano ad alleviare la fatica disabilitante, tipica della malattia.

Naturalmente, il trattamento standard per la malattia, a base di interferone, è rimasto attivo per tutta la durata dell’esperimento. A. paniculata è stata semplicemente affiancata all’interferone, per vedere se la sua presenza migliorasse in qualche modo la sensazione di fatica nei pazienti.

In questi giorni di caldo intenso l’anguria sicuramente non manca nei frigoriferi italiani.

Come merenda dissetante, dopo l’inevitabile sudata giornaliera, è da sempre il frutto estivo per eccellenza. Oltre a questo però, sembrava esserci ben poco: certo qualcuno lamenta di non poterla digerire, qualche altro usa la buccia come trattamento viso o anticellulite, e qualche altro ancora ne prende semi e buccia per improvvisare gioielli e opere d’arte naturali.

Al di là di ciò, non sembra però esserci niente di speciale in questo frutto: anche la scienza se ne era relativamente disinteressata, se non in tempi recentissimi.

Solo negli ultimissimi anni sono usciti dunque alcuni studi interessanti sugli effetti degli estratti di anguria, su fronti molto diversi ma sicuramente sentiti dall’opinione pubblica: per esempio, nel 2016 si è registrato un effetto positivo sui livelli di colesterolo cattivo nel sangue, anche se per ora la cosa è stata provata solo su un tipo particolare di pazienti.

È di quest’anno invece uno studio più ampio, che ha testato un integratore a base di anguria sul fronte del recupero muscolare dopo uno sforzo fisico intenso.

Berberis è una specie di piante a forma di arbusto, molto colorate e diffuse un po’ ovunque nel mondo.

Dalla corteccia, dai frutti, dalle radici e dalle foglie si estrae la cosiddetta Berberina: una sostanza sfruttatissima dalla medicina popolare per una vasta serie di disturbi. Essendo molto amara, viene presa come digestivo; considerata la sua attività battericida, viene usata per le congiuntiviti; il suo infuso di frutti e foglie è una bevanda dissetante, peraltro ricca di vitamina C.

Viene poi usata come antifebbrile, antimalarica e come blando anestetico. La ricerca degli ultimi quindinci anni ha però scoperto un altro campo d’azione molto interessante: quello dei grassi nel sangue.

Già nel 2004 uno studio asiatico aveva rilevato questa associazione. La Barberina era stata somministrata oralmente a pazienti ipercolesterolemici, in un trattamento durato complessivamente tre mesi. Il risultato era stato una riduzione del colesterolo totale (meno 29%), dei trigliceridi (meno 35%) e dell’LDL (meno 25%).

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