Il lino è una fonte di fibre, semi e olio da sempre conosciuta e utilizzata. I semi sono utilizzati in soluzione cutanea per trattare le infiammazioni, mentre presi per via orale sono addirittura un toccasana: aiutano la tosse grassa, il colon irritabile, la stitichezza cronica e persino le forme leggere di diverticolosi.
Uno studio del 2012 però promette qualcosa di più, rispetto a tutti questi usi tradizionali: sembra infatti che gli estratti di lino possano essere un’alternativa valida ai cannabinoidi, con la stessa capacità di influenzare la risposta immunitaria. A livello di effetti sull’organismo infatti,
tutti i composti derivati dal lino e analizzati dallo studio hanno dimostrato una grande affinità con i cannabinoidi, in particolare per quel che riguarda il controllo dei processi infiammatori.
In poche parole, questo significa avere a disposizione alcuni dei più importanti effetti dei cannabinoidi, senza avere a che fare con la difficile reperibilità di questi ultimi. Come se non bastasse, la scoperta della azione a tutto tondo dei prodotti a base di lino può aprire a nuovi campi nel suo sfruttamento, uno fra tutti la produzione di prodotti tessili con attività anti-infiammatoria.
Come precauzione nei trattamenti a base di lino, di solito si consiglia di non andare oltre le 3-4 settimane, in persone che non soffrono di dolori addominali acuti. Possibilmente è meglio evitare di assumere lino in contemporanea con altri farmaci, perché ne diminuiscono l’efficacia.
Riccardo Carli
Tratto anche da: Le 100 erbe della salute, F. Firenzuoli