Si narra che uno dei più bizzarri precetti pitagorici fosse quello di astenersi dal mangiare fave.
Sembra infatti che lo stesso Pitagora, come tanti intorno a Crotone nel sesto secolo a.C., soffrisse di favismo: il disturbo che porta a crisi emolitiche per mancanza di glucosio, spesso scatenato dal consumo del comune legume. Dal maestro agli allievi: i più grandi matematici dell’antichità non mangiavano fave.
Ora, se anche voi come i pitagorici soffrite di favismo, gli estratti al mentolo non fanno per voi. In caso contrario, ci sono interessanti novità circa gli effetti della pianta verde.
Se vi siete mai chiesti infatti perché chewing gum e amari sono spesso al gusto di menta, la risposta è legata alle sue foglie, da cui si ricavano efficaci digestivi che arrivano ad alleviare persino i sintomi da colon irritabile. E se in dentifrici e cosmetici la menta funge solo da comune aromatizzante, nel caso dei talchi è il suo effetto antipruriginoso quello che si cerca di sfruttare.
Ancor più importante, l’olio essenziale è stato riconosciuto come agente antispastico sulla muscolatura liscia dell’apparato respiratorio, mostrandosi risolutivo contro il catarro. E ancora, la menta è spesso consigliata come trattamento coadiuvante per chi soffre di calcoli biliari, visto che è il mentolo regola il normale deflusso della bile dalla colecisti. Ultimamente però, è sull’effetto analgesico che si stanno concentrando gli studi degli esperti: test di laboratorio su topo, condotti in Italia, cominciano a mostrare un mentolo capace di far alzare la soglia del dolore, agendo selettivamente sulla attivazione del recettori sotto la pelle.
In attesa di conferme a riguardo, restano molti i motivi per aiutarsi con estratti al mentolo: sempre che non soffriate degli stessi disturbi dei pitagorici.
Riccardo Carli