Dalle piante spesso si ricavano composti fotosensibilizzanti, ovvero in grado di attivarsi e genereare reazioni biologiche (non sempre piacevoi) se ci si espone alla luce del sole dopo essere entrati in contatto con gli stessi.
Un caso virtuoso, in tal senso è dato dalla khellina.
La khellina è un furanocromone ricavano da semi e foglie dell’amni visnaga.
L’Ammi visnaga è dotata di attività spasmolitica a livello cardiaco, bronchiale, gastroenterico e urinario.
I suoi metaboliti secondari svolgono questa attività elettivamente sulla muscolatura liscia e, a livello cardiaco, tale attività si concentra principalmente a livello coronario.
L’effetto, lento ma duraturo, della vasodilatazione può essere efficacemente sfruttato in casi di angina pectoris, mentre, negli altri distretti, può avere utilità nel trattamento dell’urolitiasi, del broncospasmo o dei crampi intestinali.
La kellina, però, può essere utilizzata tramite applicazioni topiche, nel trattamento della vitiligine. Infatti, assieme all’irradiazione UV, è in grado di stimolare l’attività dei melanoiciti.
Applicata assieme ad un trattamento con luce a 308-nm, che è una lunghezza d’onda che induce l’apopotosi dei linfociti T e stimola la proliferazione dei melanoici, gli studiosi ne hanno valutato gli effetti sulla vitiligine.
Dopo 1 anno di trattamento, nel quale I pazienti applicavano un gel di kellina 45 minuti prima dell’irradiazine (2 volte a settimane), Il 45% ha ottenutuo un'eccellente ripigmentazione (oltre il 75%) e il 25% una buona ripigmentazione (tra il 25% ed il 50%).
Il miglior risultato si è ottenuto quado si sono trattate faccia, collo, mani e addome, con risultati che sis ono mantenuti fino a 6 mesi dopo il trattamento.
La kellina può anche esseresomminsitrata oralmente: in questo caso, 30 pazienti con la vitiligo hano riporato casi di ri-pigmentazione nel 80% dei soggetti (con variazioni dal 90 al 40%). L’effetto è stato conseguente alla successive esposizione alla luce solare dei pazienti, e gli effetti sis ono mantenuti fino ad 1 anno dopo il termine della somminstrazione.
L’applicazione cutanea sembra tuttavia pià sicura, in quanto no npresenta fenomeni di irritazione, e in più reduce gli effetti collaterali sistemici che ci possono essere a seguito della somministraizone orale.
Luca Guizzon
Fonti: