Sopra i 3900 metri sul livello del mare, non sono molte le piante in grado di crescere e svilupparsi.
Eppure, nella cordigliera delle Ande, popolazioni antiche e moderne sono riuscite a svilupparsi e a costruire strutture che ancor oggi lasciano esterefatti (esp. Machu Pichu).
Affianco a strumenti e progetti tecnologici sicuramente innovativi per l’epoca, possiamo immaginare che anche piante autoctone possano aver aiutato Maya e Aztechi.
A queste altitudini, la vegetazione non può che essere composta da piante con scarso sviluppo verticale: ed infatti la pianta in questione ha foglie molto vicine al suolo, fiori piccolo ed una radice tuberiforme.
La pianta che, forse, è stata d'aiuto per le antiche popolazioni andine è la maca (Lepidium meyenii), o ginseng peruviano, e la sua radice, commestibile, veniva e viene utilizzata per le sue proprietà adattogene e ricostituenti.
Nella cucina peruviana, la maca viene soprattutto sfruttata per le sue proprietà nutritive, ma la moderna ricerca scientifica ci permette di evidenziare anche altre prorpietà.
In uno studio australiano, ad esempio, la maca è riuscita a ridurre anche ansia e depressione.
Dopo 6 settimane di trattamento con 3,3g di radice di maca al giorno, gli studiosi hanno registrato un miglioramento dell’umore ed la riduzione della pressione diastolica, senza tuttavia che vi sia stata alcuna variazione a carico di ormoni quali TSH, FSH, o di parametri ematici quali lipidi e glucosio.
L’uso tradizionale della pianta non si limitava ad una riduzione del senso di affaticamento, sembra in fatti, che già le popolazioni andine utilizzassero questa pianta per migliorare la loro fertilità.
Infatti, la maca riesce a stimolare la spermatogenesi: fattore cruciale per le popolazioni andine poiché l’elevata altitudine riduce la produzione di spermatozoi.
Cicero e Zenico hanno voluto verificare quest’uso tradizionale, somministrando 2300mg di estratto secco di Maca a uomini affetti da disfunzione erettile di moderata intensità.
Dopo 12 settimane di trattamento, i pazienti che hanno utilizzato il ginseng peruviano hanno effettivamente riportato un miglioramento soggettivo della funzionalità erettile, con contestuale aumento della sensazione di benessere generale e della performance fisica e sociale.
Aspetto importante è che, anche in questo caso, non si è registrata alcuna variazione nei livelli di testosterone o altri ormoni.
Forse gli dei non vivevano, come credevano gli Aztechi, davvero nelle cime innevate delle ande… ma sicuramente avrebbero trovato di che cibarsi!
Luca Guizzon
Fonti: