Si avvicina il Natale 2016, e come ogni Natale sale la curiosità attorno alla mirra, uno dei doni dei Re Magi.
Nel caso biblico, in realtà, la mirra ha esclusivamente un valore simbolico: era infatti uno dei componenti principali dei vari unguenti e oli sacri, oltre ad essere usata per le imbalsamazioni già nell’antico Egitto.
Donare mirra, insomma, significava riconoscere la sacralità del bambino in questione.
A livello più profano comunque, gli estratti di mirra sono stati da sempre usati in modi diversi, per sfruttarne le proprietà disinfettanti che la pratica sembrava suggerire.
Da vent’anni a questa parte però, alle convinzioni popolari si sono aggiunti i test di laboratorio, che ne stanno provando sempre più le qualità terapeutiche: anche se fino ad ora i test su patologie umane sono state scarse o nulle, ottimi risultati stanno arrivando dalle analisi in vitro e su topo.
È del 2011 uno studio cinese apparentemente conclusivo: gli estratti di mirra posseggono attività anti-infiammatorie e analgesiche. Possono dunque essere usate come supporto in tutte quelle terapie che combattono il dolore di origine infiammatoria.
La conferma è poi arrivata anche da un gruppo di ricerca italiano, nel 2013. Questi hanno scoperto che le proprietà anti-infiammatorie di un particolare estratto di mirra, il Furanodien-6-one, contrastano addirittura le infiammazioni derivate da patologie degenerative a livello neuronale.
Più specifico dunque rispetto alla ricerca cinese, questo studio comincia a prefigurare i possibili utilizzi della Mirra al fine di migliorare la salute umana.
Fonti:
- “Furanodien-6-one from Commiphora erythraea inhibits the NF-κB signalling and attenuates LPS-induced neuroinflammation.”
Bellezza I, Mierla A, Grottelli S, Marcotullio MC, Messina F, Roscini L, Cardinali G, Curini M, Minelli A. Mol Immunol. 2013 Jul;54(3-4):347-54
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