Tra india e Birmania (oggi Myanmar) è diffusissima la pianta Neem, una delle più usate nella medicina popolare indiana: febbre, dolori, infezioni sono sempre stati i suoi target preferiti, ma veniva anche usata come insetticida o aiuto per la prevenzione dentale.
Il suo olio ha un odore strano, a metà tra arachide e aglio, e si sta scoprendo importante anche nella fitoterapia occidentale.
Oggi lo vediamo in associazione con l’olio di iperico, che invece è un rimedio tradizionale europeo: una preparazione a base di erbe medicinali, usata per la sua attività antiinfiammatoria, analgesica e antibatterica.
Uno studio del 2014 li ha appunto testati insieme, in una rara collaborazione Oriente/Occidente, su un problema abbastanza insolito: la guarigione da ferite craniche con l’osso esposto.
L’obiettivo è stato valutare l’efficacia del composto, e il rapporto costo-beneficio.
I pazienti venivano da un intervento su dei tumori della pelle, e avevano tutti delle ferite craniche esposte: si è registrato il tempo di guarigione, la grandezza delle ferite, l’area di osso esposta, il dolore e le eventuali complicazioni. Le ferite andavano dai tre ai diciotto centimetri quadrati, con casi di pazienti che avevano ben dieci centimetri quadri di osso esposto.
Nel 73% dei casi, già dopo 4 settimane l’intera superficie ossea si era ricoperta di tessuto di granulazione. In otto settimane comunque, il mix di oli ha garantito una completa guarigione, senza alcun particolare imprevisto registrato (come dolore, infezioni o altre complicazioni).
Inoltre, l’uso del mix di oli ha un costo quattro volte inferiore rispetto alle cure farmacologiche comunemente usate. Ecco perché questo mix di olii si sta affermando come una valida alternativa per gestire le ferite allo scalpo con osso esposto, con un rapporto costo-beneficio estremamente favorevole.
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