La Withania somnifera, anche conosciuta con il nome di ashwagandha, ginseng indiano o ciliegia d’inverno, rappresenta una pianta importante nell’ambito della medicina ayurvedica e tradizionale indigena da oltre 3000 anni. Sono state distinte ben 23 specie diverse di piante appartenenti al genere Withania di cui però solo la Withania somnifera sembra possedere proprietà medicamentose.
I principi attivi si concentrano soprattutto nelle radici e sono caratteristici di questo genere, si chiamano infatti witanolidi e i due più studiati sono la witaferina A e il witanolide D.
Storicamente la pianta è stata utilizzata come afrodisiaco, tonico per il fegato, antinfiammatorio, astringente e, più di recente, nel trattamento della bronchite, dell’asma, dell’ulcera, dell’insonnia e della demenza senile.
Nella medicina ayurvedica, l’ashwagandha viene utilizzata soprattutto come adattogeno. Gli adattogeni rappresentano una classe di composti che sono in grado di indurre nell’organismo ammalato condizioni di accresciuta resistenza alle malattie stesse; sono relativamente innocui, non hanno uno specifico meccanismo d’azione, ma normalizzano le condizioni patologiche.
Diversi studi clinici e ricerche effettuate sugli animali sembrano supportare l’utilizzo dell’ashwagandha nel trattamento dell’ansia, dei disordini neurologici e cognitivi, nelle infiammazioni.
La Whitania può anche trovare impiego per stabilizzare l’umore in pazienti ansiosi o con turbe psichiche. Uno studio preliminare sui ratti ha infatti dimostrato l’efficacia ansiolitica e antidepressiva della pianta.
Somministrando una volta al giorno un estratto di ashwagandha si è ottenuto un effetto ansiolitico pari a quello del lorazepam, con un miglioramento anche nell’interazione sociale e nel senso di spaesamento in un ambiente nuovo. L’effetto antidepressivo è stato equivalente a quello dell’imipramina, sia per quanto riguarda i test di “comportamento disperato” che nei test di “senso di impotenza”.
L’effetto antidepressivo è poi stato dimostrato anche in pazienti umani affetti da disordine ossessivo-compulsivo. Questa patologia è normalmente correlata ad una alterazione del sistema serotoninergico e viene trattato con farmaci SSRI (inibitori del reuptake della serotonina, come fluoxetina, paroxetina, etc). Lo studio ha dimostrato come, 120mg al giorno di whitania associati al normale trattamento con SSRI hanno portato un significativo miglioramento alla sintomatologia dei pazienti, senza particolari effetti collaterali.
Nel 2013 si è anche dimostrato l’effetto sulla sfera cognitiva del ginseng indiano. A 60 pazienti è stata somministrata la dose giornaliera di 500mg di estratto di Whitania sominifera, associandola ad eventuali altri trattamenti in corso. Il trattamento, dopo 8 settimane ha portato ad un miglioramento nei test di memorizzazione. In particolare sono migliorati il tempo di reazione (e di “richiamo alla mente”) e la memorizzazione uditiva.
Il nome non vi tragga in inganno: la whitania somnifera non fa solo dormire meglio...
Luca Guizzon
Fonti:
Istituto Superiore della Sanità
Foto: aplombhealth