L’erba spaccapietra, il nome tradizionale del Phyllanthus nirurii, è una pianta erbacea conosciuta da più di 2000 anni in India, dove rientra nei rimedi della medicina tradizionale Ayurvedica.
La moderna ricerca scientifica, si è molto soffermata sul possibile effetto contro il virus dell’epatite B, in quanto l'estratto della pianta potrebbe in più modi bloccare la replicazione virale e quindi combattere la malattia. Inoltre, è in grado di ridurre i valori di transaminasi.
Una revisione della letteratura ha evidenziato come, in realtà, gli effetti siano significativi solo nel caso in cui il phyallantus sia associato alla terapia antivirale.
Ma è non certo per le sue virtù contro l’epatite B che viene chiamata “erba spaccapietra”.
Il nome deriva infatti dall’uso tradizionale che se ne fa sia in medicina ayurvedica che in medicina popolare come risolutore dei calcoli renali.
In Brasile la pianta è molto utilizzata a tal scopo e De stefani e Micali hanno voluto valutarne l’efficacia di un trattamento con phyllantus dopo il bombardamento con ultrasuoni dei calcoli renali.
Lo studio ha coinvolto 150 pazienti con calcoli renali di 25mm composti di ossalato di calcio, che sono stati trattati con 3 sessioni di onde d’urto cui ha fatto seguito un trattamento con 2 grammi al giorno di estratto di phyallantus niruri o il placebo.
Il trattamento fitoterapico ha permesso una più grande riduzione di volume dei residui del bombardamento (fino al 30% in meno rispetto al placebo) e quindi una più semplice espulsione per via urinaria.
Ma la sua attività non solo va a ridurre calcoli già trattati con onde d'urto.
Infatti, somministrando 450mg di estratto di phyllantus niruri per 3 mesi, si è osservata una riduzione del calcio urinario in pazienti con ipercalcemia (senza variare altri parametri). Questo potrebbe, di conseguenza, ridurre la formazione di nuovi calcoli di ossalato di calcio.
L’erba spaccapietra sa esattamente come tener fede al suo soprannome...
Luca Guizzon
Fonti: