Cos’hanno in comune l’ipertrofia prostatica e l’alopecia?
Se sfortunatamente si viene colpiti da ipertrofia prostatica, così come da alopecia androgenetica, la soluzione può essere la stessa: finasteride.
La finasteride è un inibitore specifico della 5alpha-reduttasi, enzima intracellulare responsabile della conversione del testosterone in diidrotestosterone (DHT, responsabile dell’ipertrofia prostatica). L’azione del principio attivo si manifesta sia a livello prostatico, sia a livello del cuoio capelluto. Infatti, il DHT è il principale responsabile della alopecia androgenetica negli uomini geneticamente predisposti.
Se da un lato la finasteride si rivela in grado di ridurre i sintomi dell’ipertrofia prostatica benigna, in particolare: volume della prostata e flusso urinario, dall’altro è anche in grado di rinfoltire il cuoio capelluto.
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Di rimedi “non convenzionali” contro la psoriasi ne abbiamo parlato la settimana scorsa (QUI).
La psoriasi, malattia cronica infiammatoria della pelle, è un’affezione recidiva, con patogenesi autoimmuniatria e ambientale.
La patologia si può manifestare in diverse accezioni: pustolosa, a placche, guttate, inversa o eritrodermica.
La psoriasi a placche è la forma più comune: si caratterizza da zone di pelle ispessita (placche) che generalmente si localizzano nei gomiti, nelle ginocchia, nella parte bassa della schiena, sulle mani e piedi.
Le terapie convenzionali prevedono il trattamento della fase acuta con creme cortisoniche, trattamento giustificato dalla componente immunitaria della patologia, e la prevenzione con creme dermatologiche per ottimizzare la fisiologica struttura cutanea.
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Alluce, illice, trillice, pondulo e minulo sono i nomi delle dita del piede.
O meglio, così vuole una tradizione recente: a parte l’alluce, questi nomi mancano di una storia documentata e sono probabilmente un’invenzione di questi ultimi anni, utili come curiosità per stupire gli amici o per scrivere l’incipit di un articolo in cui si parla di piedi.
Ma questo è solo il ‘dove’; per quanto riguarda il ‘cosa’ bisogna concentrarsi sulle unghie: può capitare infatti di notare in una qualsiasi delle dita del piede una certa macchia scura, di cui proprio non si riesce a ricordare quella volta in cui si è andati a sbattere.
Ebbene, può essere che quella macchia non sia una semplice botta, ma un fungo. È in casi come questo che la fitoterapia propone l’uso di estratti di tea tree.
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In sempre più integratori si può notare ultimamente l’aggiunta di una sostanza: la lattoferrina.
Il nome è un “assoluto” sforzo di fantasia da parte degli scopritori: infatti è una proteina che trasporta il ferro (<ferrina>) ed è stata scoperta per la prima volta nel latte bovino (<latto>).
Ad ogni modo, non è solo presente nelle secrezioni lattifere dei mammiferi, ma viene anche prodotta a livello endogeno e rilasciata dalle cellule immunocompetenti in caso di infiammazione.
La lattoferrina è in grado di svolgere numerose funzioni fisiologiche: prima fra tutte il trasporto del ferro nel sangue e il suo assorbimento nel lume intestinale.
Ma questo non spiegherebbe la sua presenza in molti integratori dedicati a stimolare le difese immunitarie in vista dei mesi freddi.
Sembra infatti che la lattoferrina sia in grado di esercitare azione antibatteriche, antivirali, immunostimolati, antifungine, antiinfiammatorie: insomma, tutto ciò che si potrebbe desiderare, e anche qualcosa in più, per gli stati influenzali.
Ma tutte queste abilità sono in ultima analisi riconducibili alla sua funzione “base”: legare il ferro.
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